ultimo aggiornamento: 22 Aprile 2023 alle 11:00
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malattia: una valutazione “alternativa”
Si dice che la malattia sia una lesione delle strutture organiche, il che è solo parzialmente vero, in quanto la malattia non è solamente rappresentata da questa alterazione, ma anche e soprattutto la reazione dell’organismo nel suo complesso a questa lesione.
La visione olistica dell’uomo, porta a considerare la malattia non solo come mancanza del benessere, soprattutto nell’accezione meccanicistica di malfunzionamento di una parte, ma anche e soprattutto, come conflitto e squilibrio dell’armonia, che si ripercuote su ogni aspetto dell’uomo stesso: la malattia è l’espressione del conflitto e della disarmonia dell’individuo nei confronti del proprio ecosistema, personale e sociale; essa indica l’adattamento individuale all’incapacità di interagire in maniera appropriata agli stimoli interni od esterni, siano essi a livello fisico, biochimico, ambientale, emotivo, mentale o spirituale.
In questo processo degenerativo, è possibile osservare una progressiva perdita della capacità decisionale dell’individuo, un’incapacità di adattamento e dell’instaurarsi di fenomeni di dipendenza ad ogni livello. Il fenomeno della perdita dell’autonomia e dell’idoneità adattativa dell’individuo, determina processi di riduzione della capacità vitale che, attraverso la genesi d’alterazioni funzionali, definite patologie disfunzionali, diviene l’origine dell’instaurarsi delle patologie organiche.
La malattia è un aspetto dell’esistenza: esprime la lotta dell’organismo per conservare l’equilibrio dinamico del suo ambiente interno e delle sue relazioni con quello esterno.
Le discipline non convenzionali, quali l’Oltrelostress® Coaching, la Kinesiopatia® Osteopatica e la consorella Kinesiologia Transazionale®, il Cranio-Sacral Repatterning® (Terapia Cranio-Sacrale), non solo mirano a favorire il miglioramento complessivo del benessere della persona, ma anche possiedono la capacità di attivare o accelerare processi di guarigione, là dove le patologie disfunzionali hanno invertito tale percorso, innescando i meccanismi di superamento del processo patologico. In tal modo aiutano la piena utilizzazione delle risorse individuali, permettendo, quindi, il miglioramento della qualità di vita di chi intraprende un percorso di crescita, attraverso la riarmonizzazione e la riequilibrazione della capacità vitale dell’individuo, il ripristino delle capacità adattative e la riattivazione del naturale processo di crescita e sviluppo permanente dell’uomo, inteso come individuo unico.
L’obiettivo prioritario di queste discipline terapeutiche, non è solamente quello di considerare la “parte malata” dell’individuo con la propria sintomatologia specifica, per cercare di porvi un rimedio, ma soprattutto quello di favorire lo sviluppo di un benessere totale che faciliti una spontanea e naturale soluzione delle vere cause del malessere. Pertanto il processo diagnostico d’identificazione nosologica e il modello terapeutico verso la patologia organica, nell’accezione medica allopatica ortodossa, non sono propri a queste “tecniche”.
- Rembrandt – Lezione di anatomia del dottor Nicolaes Tulp (1632)
Il fine di queste discipline terapeutiche, intese, pertanto, come strumenti per prendersi cura dei veri bisogni dell’individuo, attraverso l’individuazione delle vere cause, è quello di favorire nell’individuo lo sviluppo della consapevolezza e delle proprie risorse allo scopo di identificare e, ove possibile, rimuovere o modificare le cause di malessere, contrastando gli effetti della disarmonia e dei conflitti e migliorando la capacità di risposta ed adattamento agli stimoli derivanti dal confronto con il proprio ecosistema.
Le Medicine Non Convenzionali considerano l’individuo come soggetto in grado di comprendere ciò che è più idoneo ed opportuno per il proprio benessere ed i reali bisogni. Obiettivo di queste discipline è di facilitare e sviluppare dette capacità, al fine di stimolare il naturale processo d’auto-guarigione presente in ognuno di noi e di incrementare la capacità decisionale individuale.
Tale visione non vuole porsi in antitesi alla cosiddetta Medicina Tradizionale, riconoscendo una sua validità e accettando l’importanza che una corretta diagnosi ed una cura idonea rappresentino per il malato nel processo di guarigione, ma si pone in un’ottica di complementarietà e prevenzione, soprattutto nel trattamento dell’individuo nella sua integrità come essere vivente.
In nessun caso l’Operatore Professionale del Benessere in quanto tale, interferirà con eventuali terapie farmacologiche, pur potendo suggerire al paziente una rivalutazione di queste e delle relative posologie, da effettuarsi di concerto col proprio medico curante.
continua → una “diversa” visione della salute: articoli pubblicati (pagina 3)
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