ultimo aggiornamento: 30 Maggio 2017 alle 17:03
sciatica: dolore nella parte posteriore della coscia che si estende anche verso l’alto,
fino all’anca oppure giù fino al piede….
Sciatica, “nervo sciatico”, “dolore alla gamba”, “ernia del disco a livello lombare” sono termini che talvolta si intrecciano e si confondono, rappresentando sfaccettature linguistiche di un’entità spesso sovrapponibile: l’infiammazione del nervo sciatico. La sciatalgia o sciatica (la prima volta che in medicina è stata utilizzata la parola “sciatica” è stato nel 1450) è una sensazione di intenso dolore alla gamba causata dall’irritazione del nervo ischiatico.
Generalmente, il dolore viaggia dalla parte posteriore della coscia fino al retro dello stinco e può estendersi anche verso l’alto, fino all’anca oppure giù fino al piede. Oltre al dolore, ci può essere sensazione di torpore o bruciore e la difficoltà nel muovere o controllare la gamba. Di solito, la sintomatologia dolorosa è percepita da un solo lato del corpo. Benché la sciatica sia una forma relativamente comune di dolore alla parte inferiore della schiena o ad una delle gambe, il significato vero del termine è spesso frainteso. Il termine sciatica definisce un insieme di sintomi piuttosto che una vera e propria diagnosi sulla reale natura dell’agente che irrita la radice del nervo, causando il dolore. Questo punto è importante, perché il trattamento per sciatica o per le sindromi sciatiche sarà spesso diverso, dipendendo dalla causa sottostante dei sintomi.
Il problema, in forma più meno acuta, è ormai diventato sempre più frequente nella popolazione, tanto che si può affermare che siamo ormai in presenza di un disturbo che, bene o male, colpisce gran parte delle persone; per alcuni, poi, è divenuto un “tormento” che, con qualche intervallo libero, accompagna la loro quotidianità. La sciatalgia è un disturbo molto comune e circa 40% della popolazione l’esperimenta nella loro vita. Comunque, solo circa 1% presenta deficit motori e sensori nello stesso tempo.
che cos’è lo “sciatico”
Il nervo sciatico nasce dalle ultime radici nervose a livello lombosacrale (prevalentemente da L4, L5 ed S1, con fibre nervose che si combinano [anastomizzano] nel plesso lombare ed innerva gran parte della gamba: possiamo affermare che sia il più grande ed il più lungo nervo del corpo, raggiungendo il diametro del pollice della persona. Esso si dirama dalla schiena, passa tra le vertebre (componenti ossei del tratto spinale) e scorre attraverso la griglia pelvica o osso dell’anca. Il nervo passa attraverso l’articolazione dell’anca e continua giù verso la parte posteriore della gamba fino al piede.
Da un punto di vista pratico, possiamo dire che si divide in due rami: faccia esterna della coscia e della gamba, verso il dorso del piede e l’alluce (L5); natica, faccia posteriore della coscia e della gamba, verso la pianta del piede (S1). In termini medici per “sciatica” si intende: “dolore che si irradia lungo il decorso del nervo sciatico, localizzato il più delle volte posteriormente alla regione glutea e nella faccia posteriore della gamba e può associarsi alla lombalgia”.
quali le cause?
Tra le cause più frequenti della sciatalgia, possiamo identificare la radicolopatia lombosacrale e la tensione dorsale. La sciatica è generalmente causata dalla compressione di una radice di un nervo spinale lombare, e, di gran lunga meno comunemente, per la compressione del nervo sciatico propriamente detto. La “vera” sciatica, quindi, è causata dalla compressione (alla radice nervo) quando essa si presenta come una radicolopatia (oppure come una radicolite quando l’affezione accompagnata da una risposta infiammatoria) lombare, oppure da una ernia spinale (che si ha quando un disco intervertebrale, fuoriuscendo dalla sua sede nella colonna vertebrale, va a comprimere una radice nervosa); questa situazione rende “ruvidi” i movimenti oppure amplia e/o disalliena le vertebre (affezione nota come spondilolistesi), o causa degenerazione dei dischi intervertebrali.
I dischi intervertebrali sono composti di una cartilagine spongiforme con un centro fluido: separano le vertebre, e dunque permettono l’esistenza di uno spazio che consente ai nervi spinali di uscire correttamente dalla colonna. Quest’area tra le vertebre ammortizza e assorbe tramite il disco intervertebrale gli shock: se il disco slitta o è danneggiato a causa di una malattia o di un trauma, la radice del nervo spinale può essere compressa dal tessuto scivolato o dal corpo vertebrale stesso.
I dischi agiscono d’ammortizzatore per le forze compressive subite dal rachide, ma sono dei punti deboli che soffrono per la pressione applicata durante movimenti rotazionali. Questa è la ragione che spiega perché una persona che si piega da un lato, con un angolo sfavorevole, per raccogliere un foglio di carta può più probabilmente avere un ernia discale rispetto ad una persona che cade da una scala e che atterra sul sedere. La compressione del nervo sciatico da un disco erniato si verifica quando il centro liquido del disco protrude esternamente, strappando l’anello esterno fibroso ed infiammandosi con un gonfiore esagerato sulla radice del nervo, causando così la sciatalgia.
Quella che usualmente viene ritenuto l’elemento causale è la compressione delle radici nervose spinali da parte del disco intervertebrale degenerato o prolassato nel canale vertebrale e nel forame di uscita dal canale vertebrale (coniugazione in termini tecnici) o, più raramente, da osteofiti (spicole ossee, come si verifica nella spondilolistesi).
Il termine radicolopatia descrive un problema alle radici del nervo spinale che passa tra le vertebre e dà inizio al nervo sciatico. In realtà la presenza di ernia o bulging discale non è il principale elemento causale: in oltre il 45% della popolazione si rilevano fenomeni erniari non accompagnati da dolore e, spesso, si rilevano lombosciatalgie in assenza di ernie o bulging. L’ernia di un disco intervertebrale che preme sul nervo sciatico, in realtà, è causa di circa il 15% delle sciatiche, secondo i dati ottenuti attraverso risonanze magnetiche nucleari (MRI). Infatti, la compressione del nervo sciatico può avvenire anche al di fuori del canale vertebrale nelle regioni pelvica e glutea o lungo il suo decorso; in alcuni casi il dolore alla gamba è espressione di compressioni cervicali.
La “pseudo-sciatica”, che causa a sintomi simili alla compressione della radice dei nervi spinali, è causato dalla compressione di sezioni periferiche del nervo, di solito per tensioni tessutali esercitate dal muscolo piriforme o altri muscoli correlati: in questo caso, spesso, si parla di “Sindrome del Piriforme”; il muscolo piriforme, che si trova sotto i muscoli glutei, si contrae spasmodicamente e soffoca il nervo sciatico che attraversa il muscolo stesso. È una delle cause extra-vertebrali più frequente, spesso associata a mancanza (o eccesso) di attività fisica.
la Sindrome del Piriforme
Uno stato flogistico del piriforme o un’infiammazione cronica della pelvi, un’artrite dell’anca o una miofibrosite, possono comportare la formazione di bande miofasciali particolarmente fibrotiche e poco elastiche e un deposito di fibrina tra le libre muscolari del piriforme. Queste bande miofasciali e il tessuto connettivo cicatriziale si organizzano seguendo linee di forza non fisiologiche, causando, oltre ad un palpabile indurimento del ventre muscolare, una maggior resistenza meccanica allo stiramento del muscolo. Anche un trauma diretto al piriforme e l’azione di microtraumi ripetuti alla regione glutea, causati ad esempio dalla posizione seduta ad anche addotte ed intraruotate, possono determinare un deposito di microscopiche aderenze cicatriziali disposte longitudinalmente e trasversalmente alle fibre muscolari.
Il muscolo piriforme, divenuto più teso, impegna in modo anomalo lo spazio del grande forame ischiatico, comprimendo, specie quando viene stirato, il nervo sciatico contro l’arcata ossea del foro. Lo sciatico, nel caso in cui un suo ramo attraversi il piriforme, può rimanere soffocato anche all’interno del ventre muscolare. Il risultato in entrambi i casi non cambia: l’insulto meccanico al nervo sciatico origina una sintomatologia sciatalgica caratteristica.
Anche la presenza nel piriforme di un trigger point attivo (zona iperirritabile all’interno di un’area muscolare contratta e/o della sua fascia connettivale, dolorosa alla compressione e in grado di evocare un caratteristico dolore proiettato) può aumentare la rigidità intramuscolare e il diametro del ventre del piriforme.
Le aree trigger nel muscolo piriforme possono causare, indipendentemente dalla compressione dello sciatico, caratteristici quanto fuorvianti dolori miofasciali proiettati alla regione sacro-iliaca, alla natica e alla parte posteriore della coscia, spesso associati ad una limitazione del movimento e un’ipostenia del muscolo colpito, mimando il dolore sciatico.
Un sovraccarico intenso e improvviso come quando ci si trattiene dal cadere; quando si tenta di frenare troppo rapidamente una rotazione interna della gamba, durante un cambio di direzione in corsa; quando, poggiando un peso al suolo, si abducono e si flettono le anche impegnando notevolmente entrambi i piriformi. Sono tutti movimenti comuni, ma in grado di irritare il piriforme. Altri specifici movimenti, se ripetuti a lungo, sono in grado di perpetuare lo stress del piriforme quali, ad esempio, ripetute torsioni del tronco in posizione flessa. Anche un trauma diretto al piriforme può essere responsabile della sindrome del piriforme.
altre possibili cause di sciatalgia
Un’altra causa di sintomi sciatici può essere la disfunzione del giunto sacro-iliaco: abitudini posturali malsane, come lo stare troppo tempo seduti in sedie rigide, associato allo scarso moto e/o alla cattiva abitudine di non allungare la muscolatura, possono causare problemi sia vertebrali/sacrali, sia dei tessuti molli dell’articolazione sacro-iliaca, con manifestazioni sciatalgiche.
L’infiammazione dell’articolazione sacro-iliaca (o sacro-ileite) o una sua disfunzione primaria (rara, in genere traumatica) o secondaria deve essere sempre presa in considerazione, in caso di sciatica: la presenza di posture pelviche comporta una tensione che si ripercuote sempre a livello dell’articolazione lombo-sacrale, con interessamento delle radici nervose del nervo ischiatico.
Esiste un’interessante relazione fra sacro-ileite, sciatico e stati infiammatori cronici della piccola pelvi, causati da micro-aderenze o infiammazioni dell’area dell’appendice, della Valvola Ileo-cecale (giunzione fra intestino tenue e grosso intestino), della Valvola di Huston (valvola virtuale che controlla il passaggio delle feci dal sigma all’ampolla rettale) o dei legamenti ovarici.
Un’altra fonte di sintomi sciatici è l’attivazione di trigger point attivi della parte inferiore della schiena e dei muscoli glutei. In questo caso, il dolore riferito non è infatti, conseguente alla compressione del nervo sciatico, anche se la distribuzione del dolore per le natiche e per la gamba è simile. I trigger points si attivano quando i muscoli vanno incontro a ischemia (basso afflusso di sangue) per lesioni (stiramenti) o per la contrazione muscolare cronica: i muscoli associati più comunemente sono: il quadrato dei lombi, il gluteo medio, il gluteo minimo ed il rotatore profondo dell’anca.
In caso di sciatica non bisogna mai dimenticare l’influenza che due muscoli fondamentali come lo psoas ed il diaframma esercitano sull’equilibrio dell’area lombo-sacrale. Anche se si inseriscono a livello toraco-lombare, la loro azione lordotizzante (di aumento, cioè, della concavità dell’area lombare) influisce significativamente nella genesi del dolore.
La sciatalgia può anche esperimentarsi durante la gravidanza avanzata, primariamente come risultato della compressione esercitata dall’utero sul nervo sciatico, e secondariamente, per la tensione muscolare e/o la compressione vertebrale consequente al dover costantemente sopportare il peso extra costituito dal feto, oltre alla postura propria della gravidanza avanzata.
Il più delle volte sono circostanze casuali che scatenano il dolore, quali, ad esempio, un movimento brusco (cause meccaniche); altre volte il dolore si può manifestare senza causa apparente, come dopo una notte tranquilla col gesto di ‘alzarsi dal letto. Il dolore può essere acuito col movimento della colonna vertebrale, e gli sforzi, la tosse, un semplice starnuto o gli atti di igiene intima accentuano il dolore. Anche manifestazioni di tipo viscerale, possono essere responsabili dell’insorgere o dell’aggravarsi del quadro sintomatico.
soluzioni possibili?
Qualunque dolore a livello del piede, della gamba e della parte posteriore o laterale della coscia, dovrebbe far sospettare un interessamento del nervo sciatico: lo stesso dicasi anche in presenza di parestesie, perdita della forza o del tono muscolare della gamba. Fino a quando l’infiammazione del nervo non si manifesta con dolore marcato, non ci si rende conto dello stato di squilibrio posturale responsabile dei sintomi che divengono via via ingravesceti e che, se non trattati in modo adeguato e puntuale, porteranno invariabilmente a richiedere l’intervento da parte del chirurgo (il 35% delle ernie operate recidiva, vista l’insufficiente attenzione alla propria postura).
L’intervento chirurgico per le sciatalgie da compressione discale resta l’ultima scelta terapeutica in caso di ernia espulsa, recidivante, per i pazienti refrattari alle differenti terapie. Ha lo scopo di decomprimere il nervo interessato, mediante l’asportazione del frammento di nucleo dislocato. L’intervento chirurgico, nelle sue varie denominazioni e varianti (laminectomia, laminotomia, emilamino-artrectomia, nucleotomia, microdiscectomia, ecc.), va eseguito solo di fronte ad una precisa e chiara diagnosi di massa protrudente (TAC, risonanza magnetica o mielografia). E’ stato ipotizzato che alcune tecniche chirurgiche possano compromettere irrimediabilmente la stabilità vertebrale. I risultati positivi sono variabili per quantità e qualità: la risoluzione della sciatica si ottiene nel 65-90% dei casi, mentre la lombalgia nel 50% circa, anche se, nel tempo, tende a ripresentarsi con recidive ingravescenti.
Essendo la sciatalgia più un sintomo che una malattia, è evidente che occorre comprendere la causa scatenante, per poter ottenere un risultato duraturo. L’analisi posturale, volta a identificare i co-fattori coinvolti nella genesi della sciatalgia, è un elemento fondamentale per permettere al kinesiopata di valutare la miglior strategia possibile di riequilibrio del corpo.
Le tecniche kinesiologiche permettono di valutare le risposte della muscolatura coinvolta nel bilanciamento della zona lombo-sacrale e pelvica, coinvolte, spesso, nella genesi della sciatica, permettendo di intervenire in modo mirato ed efficace su muscoli quali quadrato dei lombi, psoas, piriforme e diaframma, frequentemente responsabili delle manifestazioni acute e, non di rado, spastici e contratti. La valutazione dell’equilibrio della colonna vertebrale, permette di identificare le aree di alterazione che influenzano il nervo sciatico, favorendo l’insorgere dei disturbi e del dolore.
Il massaggio kinesiopatico ha, tra i suoi effetti, la capacità di diminuire efficacemente la tensione muscolare e di disattivare i trigger point muscolari: nel caso in cui sia presente una sindrome del piriforme è possibile di diminuire la rigidità del muscolo e l’attività dei trigger point, riducendo la pressione sul nervo sciatico e facendo regredire la sintomatologia dolorosa miofasciale.
Le microscopiche aderenze cicatriziali, che si depositano parallelamente alle fibre muscolari in seguito ad un trauma unico o a microtraumi ripetuti, possono essere trattate efficacemente: l’eliminazione di queste aderenze restituisce al muscolo una normale meccanica del tessuto connettivo e favorisce il ritorno di un normale flusso ematico.
Malgrado lo stretching non modifichi la resistenza all’allungamento dei muscoli spastici, quali ischiocrurali e tricipite surale (sempre coinvolti nelle manifestazioni sciatalgiche), si verifica in chi soffre un aumento della tolleranza all’allungamento, che si traduce nella possibilità di migliorare la mobilità dell’arto coinvolto. Lo stretching statico permette inoltre di disattivare i trigger point attivi e latenti presenti nei muscoli coinvolti, diminuendo progressivamente la sintomatologia dolorosa.
Lo stretching statico del piriforme e della muscolatura dorsale della gamba, l’allungamento dello psoas, ripetuto più volte al giorno (ogni due/tre ore) per una settimana, favorisce la riduzione dei sintomi radicolari e dolori sciatalgici. Il muscolo viene lentamente stirato fino ad un punto di moderato dolore, mantenuto nella posizione raggiunta respirando profondamente, quindi rilasciato. La durata di ogni singolo esercizio di stretching, il numero di ripetizioni, il tempo di riposo e la frequenza devono sempre essere adattati alle esigenze del paziente, anche se stiramenti di 30 secondi producono un maggior effetto rispetto alla stessa posizione mantenuta per 15 e 60 secondi; lo stiramento deve essere seguito da almeno 180 secondi di riposo.
Le tecniche di unwinding fasciale, praticate da un kinesiopata o da un operatore cranio-sacrale qualificato sono spesso risolutive per ridurre la compressione sulla zona radicolare e svolgere un’azione antalgica, in primis, e di riprogrammazione neuro-mio-fasciale in grado, nel tempo, di correggere gli squilibri che stanno alla base del problema.
Manipolazioni delle aderenze viscerali, mobilizzazioni delle restrizioni fasciali, appropriata integrazione alimentare, correzione di posture pelviche o memorie posturali, riequilibrazione muscolare globale, allentamento delle restrizioni cervico-occipitali sono solo alcune delle tecniche che un professionista qualificato può utilizzare per aiutare di questo grave disturbo che può condizionare significativamente la qualità di vita di chiunque.