MALATTIA & DESTINO:
LO STRESS CRONICO
UN NEMICO SILENTE

ultimo aggiornamento: 29 Novembre 2021 alle 14:01

SE LO STRESS NON SEMBRA STRESS …
LO STRESS DIVIENE IL PROBLEMA

La parola “stress” è ormai onnipresente, ripetuta come un mantra per descrivere ogni situazione di disagio, un cliché che fa scattare una rappresentazione stereotipata, un modello ricorrente e convenzionale utilizzato per etichettare tutto ciò che ci risulta sgradito: spesso siamo vittime di un’idea preconcetta di quello che è lo stress, che ci siamo costruiti alla luce delle immagini che vengono usate comunemente per rappresentarlo.

Lo “stress”  è ormai una caricatura, una frase fatta, un luogo comune, un modo di dire, uno slogan che sottovaluta e rende il “vero” stress un oggetto oscuro ed incompreso, spesso in modo allarmante.

Non di rado questa impropria rappresentazione mentale, questo insieme di “sistemi di credenza” e preconcetti ci impedisce di renderci conto dei segni premonitori di ciò che è realmente lo stress, ovvero del fatto che, essendo una risposta aspecifica che l’organismo mette in atto nei confronti dell’alterazione dei propri equilibri, le conseguenze sono potenzialmente dannose, soprattutto se non si mettono in atto correttivi volti a interromperne il perdurare ed eliminarne le cause.

Un uomo in giacca e cravatta ha delle molle a spirale che gli saltano fuori dalla testa oppure un altro urla con le orecchie coperte, una donna sta cercando di masticare la sua tastiera sono solo delle tipiche icone che si utilizzano per descrivere gli effetti del “logorio” della vita, della tensione a cui siamo sottoposti.

L’iconografia abituale a cui siamo ormai avvezzi, le classiche immagini che rappresentano stati estremi di malessere o tensione, accompagnati da facce allucinate o immagini di animali con il peli dritti sul capo, per quanto efficaci, frequentemente sono responsabili della sottovalutazione degli effetti cronici dello stress, impedendo di riconoscerne i segni o portando a minimizzare i sintomi spesso silenti.

CHE ASPETTO HA LO STRESS ?

Per quanto lo stress possa rappresentare ANCHE uno stato acuto di dis-confort che può accompagnarsi con manifestazioni di tensione, disagio somato-emozionale o alterazioni comportamentali, in realtà, l’uomo con le molle in testa, la donna che mastica la sua tastiera, il criceto arruffato sono tutte immagini che, per un certo verso, devono essere considerate fuorvianti e, soprattutto, rappresentazioni simpatiche e divertenti, ma molto distanti da ciò che lo stress, in particolare quello cronico, rappresenta per l’individuo, con le sue manifestazioni spesso subdole e silenti.

Pensiamo, ad esempio ad un ragazzo, affetto da diabete insulino-dipendente, sempre preciso nel controllare e governare la propria glicemia, capace di gestire con perizia l’alimentazione, che pratica attività motorie aerobiche … in pratica il “paziente diabetico” perfetto! Immaginiamo però che, ex abrupto, senza che ci siano alterazioni significative nella routine che ha instaurato per padroneggiare la propria glicemia e convivere con il proprio diabete, improvvisamente comincino a verificarsi sempre più spesso episodi di disglicemia, con conseguente difficoltà a gestire i livelli del glucosio presente nel sangue; gli episodi, apparentemente senza causa, rendono oltretutto difficile dosare il fabbisogno di insulina, con il rischio di scatenare pericolose ipoglicemie.

Oppure pensiamo ad una  giovane donna, che solitamente non aveva problemi ad addormentarsi o che anzi, difficilmente riusciva a leggere un libro prima di andare a letto senza correre il rischio di appisolarsi ma che, ad un certo punto, comincia a manifestare difficoltà nel prendere sonno, che si ritrova a “costringersi” a smettere di leggere per cercare di addormentarsi e che, nonostante la stanchezza, si ritrovi a rigirarsi nel letto, magari alternando momenti di sonnolenza a “bruschi” risvegli che trasformano il sonno in una “esperienza tutt’altro che riposante, costringendola ad aver bisogno di una sveglia al mattino, nonostante non ne avesse mai avuto bisogno prima, perchè fa fatica a svegliarsi. Eppure nulla, nella sua vita, è cambiato.

Che dire, poi, di un uomo di mezza età, la classica “buona forchetta” che, pur non avendo mai esagerato nel bere o nel mangiare, ha sempre avuto “appetito” ed un’ottima digestione ma che, recentemente, ha iniziato a sentirsi gonfio dopo aver ingerito certi alimenti che ha assaporato, per tutta la vita, con gusto e senza problemi; spesso questo disagio post-prandiale è accompagnato e da senso di pesantezza a livello dell’epigastrio, con conseguente bloating ed aereogastria, sonnolenza, talvolta cefalea, onnubilamento e difficoltà nel concentrarsi, il malessere ovviamente non può che destare ulteriore dis-confort e mal-essere, anche se il medico curante, per maggior sicurezza, lo ha sottoposto agli esami diagnostici necessari, senza trovare alcunché di alterato, affermando (a ragione, secondo il punto di vista della medicina strumentale) che non c’è niente che non vada …

Per non parlare di quella non più giovanissima che, all’avvicinarsi della menopausa, comincia non solo a manifestare episodi di caldane, emicrania, gonfiore, aumento ponderale (o eccessivo dimagramento) fame nervosa … ma che, contestualmente, trova difficoltà a gestire i propri problemi tiroidei che, fino a pochi mesi prima, erano perfettamente sotto controllo attraverso l’utilizzo dei farmaci.

Che cosa hanno in comune questi individui, apparentemente così differenti non solo per il sesso, ma anche per l’età e le manifestazioni da cui sono affetti? Che mostrano segni di distress cronicizzato.

L’alterata regolazione del glucosio, la presenza di un ritmo circadiano interrotto nel secondo, l’insorgenza di dispepsia accompagnata o meno dalla cosiddetta sindrome dell’intestino irritabile nel terzo, l’effetto di amplificazione reciproca fra forme di distiroidismo e i segni di una menopausa incipiente, che si intensificano vicendevolmente, sono solo alcuni esempi delle conseguenze del dis-stress cronico, pur non assomigliando per niente all’uomo con le molle che gli escono dalla testa a cui associamo la parola stress.

DISTRESS: DALLA NEUROFISIOLOGIA
ALLE “ALTERAZIONI DEL COMPORTAMENTO”?

Solitamente, come conseguenza del manifestarsi di uno stress psicosociale acuto, l’organismo, attraverso l’aumento dell’eccitazione del sistema orto-simpatico, innesca una risposta multisistemica per mezzo del coinvolgimento del cosiddetto asse H.P.A., HPA_Axis_ovvero delle interazioni neuro-ormonali coordinate dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrenali: se questi meccanismi sono fondamentali per garantire una risposta organica appropriata nelle fasi acute, il cronicizzarsi dell’eccitazione ortosimpatica ed il perdurare della risposta dell’asse H.P.A si rivelano eccessive, irregolari o, all’opposto, sono attenuate rispetto alle esigenze del corpo, comportando squilibri nei livelli di cortisolo, che possono richiedere molto tempo per tornare alla normalità o, in alcuni casi, non tornare mai ai valori di base nei periodi intercorrenti tra differenti episodi di stress acuto, con uno stato di ipercortisolemia, portando l’organismo ad alterato equilibrio neuro-ormonale ed ad uno stato di dis-confort.

In realtà i “sintomi” che conseguono a queste alterazioni, debbono essere considerati solo una piccola parte del quadro generale, in quanto da un lato il reclutamento delle risposte mediate dal sistema orto-simpatico è in grado di creare un quadro di iperattivazione metabolica sistemica ed alterazioni cardio-circolatorie, dall’altro la “messa in opera” dell’asse H.P.A., implica la genesi di trasformazioni somato-emozionali più durature, che coinvolgono sia la fisiologia organica, sia il comportamento: frequentemente è possibile rilevare un aumento transitorio dei processi flogistici a basso livello, che manifestano la tendenza alla cronicizzazione e che non di rado sono responsabili del cosiddetto inflammaging, con l’insorgenza temporanea di insulino-resistenza ed incrementata vulnerabilità agli effetti dei cambiamenti (ambientali, sociali, metabolici …) ed agli stressor.

Sovente si rilevano fenomeni di arousal ed eretismo, associati a manifestazioni emotive o comportamentali che risultano essere l’espressione di un profondo disagio e della ridotta compliance alle variazioni dei contesti in cui il soggetto agisce o si relaziona; ugualmente si osserva spesso un ridotto controllo corticale sulla reattività agli stimoli che possono portare a risposte “eccessive” o sperequate rispetto agli eventi scatenanti. Frequentemente si manifesta da parte di chi è “sotto stress” un incremento della proiezione, della focalizzazione e della “motivazione” soggettiva al raggiungimento maniacale di obiettivi, che si sommano alla ricerca di situazioni “trainanti” volte ad alimentare il bisogno di competizione ed il desiderio di continuare a sforzarsi verso obiettivi e traguardi (reali o illusori). Tali meccanismi neurofisiologici possono essere sostenuti da modifiche strutturali delle aree cerebrale, conseguenti all’aumento della plasticità a livello della corteccia prefrontale e dell’ippocampo o dalla iperattivazione delle vie dopaminergiche del sistema limbico, che si accompagnano ad un generale incremento delle catecolamine circolanti.

Quando lo stress, dalla fase acuta tende a cronicizzarsi, si può osservare una riduzione dell’attivazione dell’asse H.P.A., che comporta, in molti individui, un effetto rebound che si esplica con l’insorgenza di fenomeni di burn-out, anedonia, tendenza alla depressione e riduzione degli effetti euforizzanti e di iperattivazione che l’azione combinata di catecolamine e corticosteroidi esercitano sul tono dell’umore e sul metabolismo.

Nello stress cronico, infatti, il cervello non reagisce solo temporaneamente ai mutamenti del proprio contesto abituale, adottando strategie adattative o di sopravvivenza applicabili solo nel breve periodo, ma può mettere in atto trasformazioni comportamentali che possono essere più radicali, ovvero peculiari metamorfosi della struttura cognitiva, provocando adattamenti “strutturali” dei processi di pensiero e dei sistemi di risposta alle sollecitazioni ed ai cambiamenti, creando metaprogrammi e/o patterns reattivi: in pratica, profonde trasformazioni degli schemi mentali che devono essere considerati non tanto un processo omeostatico ma veri e propri adattamenti allostatici: lo stress cronico può svolgere un possibile ruolo causale nelle genesi delle aree “assottigliate” del cervello umano, comprese parti della corteccia prefrontale ovvero nei fenomeni degenerativi corticali.

Un aspetto da prendere in considerazione, è che, sebbene una sequela di frequenti stress acuti o dis-confort molto intensi possano essere responsabili dello stress cronico, le forme di distress radicate e persistenti possono emergere senza alcuna fonte ovvia di dis-stress acuto.

Situazioni quali l’alterazione dei ritmi circadiani (come nel caso in cui non si riceva sufficiente luce diurna o oscurità), il sentirsi perennemente non ricompensati per lo sforzo sul lavoro, non avere amici intimi o familiari con cui condividere cose personali e non mangiare bene sono solo alcuni fra i possibili cofattori in grado di contribuire al formarsi di uno stato di stress cronico o essere spine irritative capaci di aggravarne le manifestazioni.

L’alterato funzionamento dell’orologio biologico può influire sia sulla ritmicità circadiana del tono simpatico e parasimpatico, sia sul fisiologico rilascio nel torrente ematico di cortisolo, al risveglio: i cambiamenti neuro-ormonali che ne conseguono, a loro volta, alterano la reattività simpatica allo stress e la reazione dell’asse H.P.A., spostando le risposte neuro-ormonali verso la cronicizzazione, mentre il dis-confort somato-emozionale o psicologico radicato e persistente può provocare uno stato flogistico permanente e, talvolta, irreversibile, che a sua volta aumenta l’attività simpatica e lo stress.

MALATTIA E DESTINO

Imparare a riconoscere le manifestazioni ed i sintomi dello stress cronico deve essere considerato un mezzo efficace per ridurre significativamente il rischio futuro di malattia: ormai è ampiamente accettato che il dis-stress è un fattore di rischio per condizioni diverse come il diabete, le malattie cardiache, l’obesità, la depressione, i disturbi autoimmuni e persino il comune raffreddore; senza dimenticare il legame che mette in relazione il dis-confort con la dipendenza da oppiacei, l’uso di farmaci psicoattivi o i disturbi cognitivi e le malattie neuro-degenerative.

Non bisogna dimenticare, infatti, come i sistemi ortosimpatico e parasimpatico condizionino il funzionamento dell’intero organismo.

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Lo stress cronico deve essere considerato uno stato allostatico piuttosto che una malattia che coinvolge un singolo processo e pertanto deve essere individuato precocemente e gestito con interventi sullo stile di vita: riconoscere i markers, inquadrare “gnoseologicamente” le radici del mal-essere sottostante al perdurare degli stati di dis-confort e dis-stress, affrontare in modo “olistico” il problema attraverso valutazioni multidimensionali che prendano in considerazione gli aspetti strutturali, emozionali e biochimici dell’individuo sono tutti elementi fondamentali nella gestione a lungo termine, indirizzando la propria attenzione più che allo stress  alla “persona stressata”.

Non bisogna dimenticare, infatti, che lo stress, cioè la risposta alle sollecitazioni e agli stimoli, è un riscontro soggettivo agli eventi, un meccanismo individuale di adattamento  alle mutevolezza della vita, che non necessariamente deve essere considerata negativa; è l’interazione fra lo stressor e l’individuo che genera la risultanza di questo “connubio”: il “terreno”, ovvero il livello energetico personale, l’habitus e l’attitudine mentale con cui ci relazioniamo ai nostri ecosistemi di riferimento, le influenze genetiche o educative, il particolare momento che viviamo quando incontriamo determinati agenti causali, sono tutti fattori che determinano l’esito finale del confronto fra l’essere e le forze che agiscono sulla sua esistenza.

OLTRELOSTRESS®
IL BEN-ESSERE COME SCELTA

Fra i differenti strumenti a disposizione di chi volesse agire in maniera preventiva sui possibili effetti del logorio e dello stress cronico, si possono inserire sicuramente discipline quali la Kinesiopatia®, la Kinesiologia Transazionale® o il Cranio-Sacral Repatterning®, ognuna caratterizzata dalle proprie specificità e di tecniche di riequilibrazione, di normalizzazione o finalizzate ad incrementare la «vis medicatrix naturae», cioè la propensione all’autoguarigione presente in ognuno di noi, e la forza vitale individuale.

Da queste discipline nasce l’Oltrelostress® Coaching che, utilizzando come modello interpretativo degli squilibri corporei il “triangolo della salute”, mira con tecniche semplici, ma efficaci a favorire il recupero della capacità di adattamento e risposta agli stressor: la capacità di elaborare strategie, di interagire con le pressioni “ambientali” ed i cambiamenti in modo proficuo, l’ottimizzazione delle risorse metaboliche, la capacità di mantenere il proprio corpo “flessibile” sono tutti strumenti che possono essere incrementati con le opportune tecniche.

Il percorso guidato attraverso queste tecniche prevede una serie di incontri tematici, basati su un equilibrato mix di lezioni magistrali e insegnamenti teorico-pratici, per acquisire il necessario bagaglio tecnico, in grado di offrire strumenti personali o professionali a chi volesse migliorare la propria capacità di coping e gestione degli effetti dello stress a lungo termine.

WORK-SHOP TEMATICI

Le date indicate si riferiscono al ciclo di incontri formativi (a numero chiuso) che saranno tenuti a MODENA presso la SALA DEI ROSONI; sono previste altre sedi, anche se non ancora definite nell’immediato.

I° INCONTRO – 22÷23 GENNAIO 2022 → STRESS: SE LO STRESS NON SEMBRA STRESS … LO STRESS DIVIENE IL PROBLEMA – DALLA NEUROFISIOLOGIA AL COMPORTAMENTO

II° INCONTRO – 26÷27 FEBBRAIO 2022 → STRESS: EFFETTI SULLA CIRCOLAZIONE E SULLA FUNZIONE CEREBRALE – IL CERVELLO UNO-TRINO – I RIFLESSI DI BENNETT

III° INCONTRO – 26÷27 MARZO 2022 → STRESS: AZIONI SULLA FUNZIONALITÀ ORGANICA – L’ALTERAZIONE SUI TESSUTI CONNETTIVALI – I RIFLESSI DI CHAPMANN

IV° INCONTRO – DATA DA DEFINIRE → STRESS: L’HABITUS, UNA RISPOSTA POSTURALE ALLE PRESSIONI – SOMATIZZAZIONE MUSCOLARE – CIA STRETCH – RIPROGRAMMAZIONE NEURO-MIO-FASCIALE

V° INCONTRO – DATA DA DEFINIRE → STRESS: BIOCHIMICA DELLO STRESS – ALIMENTAZIONE – INTEGRAZIONE PER IL BENESSERE