ageismo

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ultimo aggiornamento: 20 Gennaio 2024 alle 21:13

definizione

Termine coniato nel 1969 dal gerontologo Robert Neil Butler per indicare l’insieme dei pregiudizi, degli stereotipi e delle discriminazioni basati sull’età: il concetto non è riferito esclusivamente all’ultima parte della vita ma indica, in generale, l’atteggiamento sprezzante e discriminatorio di soggetti appartenenti a una fascia d’età verso soggetti appartenenti a un’altra fascia d’età.

Nelle società contemporanee, informate dal mito della giovinezza e dallo stigma della vecchiaia, è intuitivo che l’ageismo finisca per riferirsi soprattutto a chi è in là con gli anni, in quanto i “vecchi” sono considerati lenti, incapaci, inefficienti, mancanti.

«la condizione anziana viene quasi negata
da una società a impronta giovanilistica
con una forma di spregio mass-mediatico dell’immagine anziana,
ridotta a caricatura fuorviante e discriminante,
o peggio a sole immagini deteriori
»
(Robert Neil Butler)

L’atteggiamento ageista hanno un’origine emotiva e psicologica, in quanto, spesso, nascondono una profonda paura dell’invecchiamento e della morte e l’ostilità e la ripugnanza verso la vecchiaia sono solo una manifestazione di copertura per nascondere il terrore per la propria mortalità; allo stesso tempo, possono essere considerati un “effetto collaterale” della medicalizzazione che, da un lato trasforma i normali processi di senescenza in patologie, dall’altro prolunga la vita attraverso una cronicizzazione delle malattie non mortali, ponendo il “malato/vecchio” in un limbo, incrementando la multimorbilità, la coesistenza di più patologie o condizioni cliniche in un medesimo individuo.

Oltre ad avvalorare stereotipi e pregiudizi, l’ageismo incide negativamente dal punto di vista psicologico, comportamentale e fisiologico: l’etichetta della vulnerabilità può provocare quella stessa vulnerabilità, inducendo nell’anziano sentimenti di inutilità e frustrazione deleteri per la sua salute.

Il rischio più grande che una vittima di ageismo corre è del tipo “profezia che si autoavvera”: la consapevolezza di essere visto in un certo modo dagli altri (ageismo etero-diretto) potrebbe indurre l’anziano ad adottare l’immagine negativa (ageismo auto-diretto) e a condurre stili di vita passivi e sedentari aderenti a quel quadro, sviluppando un sentimento di rassegnazione per la vita, rinunciando ai comportamenti preventivi e all’aderenza terapeutica.

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