ansia da prestazione

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ultimo aggiornamento: 5 Dicembre 2022 alle 10:47

definizione

Con questa locuzione si tende a descrivere uno stato di disconfort, ansia e/o distress caratterizzato dal timore che si possa verificare una difficoltà a ottemperare ad un dovere, a raggiungere un obiettivo, a garantire una performance, a conformarsi a uno (o più) standard nei più svariati ambiti (lavorativo, scolastico, relazionale, sessuale e sportivo): un elemento fondamentale è che il soggetto che subisce questo disagio emotivo, solitamente, ritiene assolutamente indispensabile il successo nell’impresa o il raggiungimento di un obiettivo in tali situazioni.

Spesso è accompagnata dall’insorgenza di una costellazione sintomatologica caratterizzata da manifestazioni di stress, irritabilità e insonnia che aumentano in prossimità delle situazioni ove ci si sente “sotto esame”, “sotto pressione” o giudicati; a livello soggettivo possono manifestarsi, infatti, frequenti sensazioni fisiologiche spiacevoli (somatizzazioni), pensieri negativi, senso di inadeguatezza e impotenza accompagnati da tremori, palpitazioni, sudorazione eccessiva, tensioni muscolari.

considerazioni

Si può affermare che l’ansia da prestazione consiste nel timore, nella preoccupazione eccessiva e sproporzionata per una situazione futura, nell’anticipare situazioni dagli esiti potenzialmente catastrofici: chi ne soffre teme di essere valutato negativamente, di risultare impacciato, inadeguato e/o di fallire.

Questo fenomeno è direttamente correlato al giudizio delle altre persone o all’autovalutazione, soprattutto nel caso in cui le aspettative siano elevate: per chi soffre di ansia da prestazione, il risultato di una prova deve essere necessariamente positivo; se questo ideale di perfezione non viene conseguito, il soggetto sperimenta un profondo malessere.

Nell’ambito delle relazioni interpersonali, nasce qualora chi è affetto da questo disagio abbia timore del giudizio o abbia la necessità di dimostrare il proprio valore o tema di non essere accettato, riconosciuto e stimato per quello che è; nell’ambito scolastico o lavorativo, si manifesta per la necessità di dimostrare di essere bravo a un genitore durante il proprio percorso di studi o di essere affermati dal punto di professionale, o di ricevere il riconoscimento e/o l’approvazione da parte di un datore di lavoro o di un superiore.

Non di rado l’ansia da prestazione può essere causata e, allo stesso tempo, essere la causa del distress, di stati di ansia generalizzata, di attacchi di panico, ossessioni e fobia sociale oppure di manifestazioni associate al disturbo ossessivo-compulsivo: l’elemento focale è incentrato sulla necessità di soddisfare le proprie o altrui aspettative, cosa che è alla base dello stress cronico che, occorre ricordare, può essere definito come la continua sensazione di sottostare “alla disparità soggettiva fra le risorse che si ritiene di possedere e le richieste che pensiamo ci vengano fatte (dall’ecosistema o da altre persone)”.

ansia da prestazione e sessualità

In ambito sessuale, anche se spesso questo fenomeno viene associato a scarse prestazioni maschili che possono giungere fino all’impotenza coeundi, in realtà può colpire indifferentemente uomini e donne, quando questi pongano una eccessiva importanza/valore/giudizio o attribuiscano una forte valenza emotiva alla performance sessuale: l’eccesso di ansia può derivare dalla preoccupazione di non essere all’altezza della situazione e dalla paura di deludere il partner.

Tale atteggiamento impedisce di vivere serenamente il rapporto sessuale, portando come possibile conseguenza un calo del desiderio o, nella donna, la difficoltà nel raggiungere l’orgasmo; da un punto di vista emozionale, questi tipi di situazioni vengono vissute in termini di approvazione/disapprovazione e/o crescita/perdita dell’autostima da chi soffre di ansia da prestazione: occorre ricordare che, come effetto di loop negativi basati spesso su profezie autoavverantesi, le aspettative vengono trasformate in necessità.

L’ansia prestazionale, in questo contesto, deve essere identificata con la paura di fallire, soprattutto se si identifica il rapporto interpersonale affettivo con la necessità di effettuare una performance sessuale, come se si dovesse eseguire un determinato compito che ci viene richiesto e dal quale magari dipendono il nostro valore, la soddisfazione del partner o altri riconoscimenti ritenuti importanti o addirittura fondamentali: l’ansia da prestazione potrebbe, in questo caso, essere definita una sorta di fobia sociale, ovvero la paura ossessiva ed intensa del giudizio altrui, per l’incapacità di eseguire delle prestazioni il cui risultato è “socialmente” visibile o valutabile; in pratica il timore che la prestazione eseguita non sia all’altezza delle aspettative, con conseguente giudizio negativo da parte degli altri.

sintomatologia dell’ansia da prestazione

Innanzitutto occorre ricordare che l’ansia prestazionale potrebbe essere considerato un sintomo (di particolare rilievo quando si manifesta in forma segnatamente intensa) che si può riscontrare nel disturbo da attacchi di panico, nella fobia sociale o nel disturbo ossessivo-compulsivo: anche quando non è espressione diretta di disagio, il quadro sintomatologico è riconducibile a fenomeni di distress e disconfort, con l’attivazione di una risposta generalizzata di adattamento, tipica dello stress.

Questo comporta che possono essere presenti tutti (o in parte) i tipici segni dello stress, come l’aumento della frequenza cardiaca (tachicardia) o respiratoria (tachipnea), palpitazioni, aumento della sudorazione (iperidrosi), irritabilità e insonnia, tensione muscolare generalizzata, tremori, xerostomia (secchezza delle fauci), senso di vertigine, confusione e disorientamento, obnubilamento del sensorio, senso di costrizione epigastrico (che a volte si accompagna a senso di nausea) non di rado associato a tensione del cardias e aerogastria, più frequente evacuazione dalla vescica (pollachiuria) e/o intestinale ed altri correlati fisiologici di cui non necessariamente si è consapevoli come ad esempio la dilatazione delle pupille o la pilo-erezione (cioè la cosiddetta “pelle d’oca”).

La sintomatologia fisica (tipica del distress) esprime uno stato d’animo che si genera in conseguenza di una soggettiva valutazione di pericolo (paura) o minaccia (ansia) a livello emotivo, dipendente da rappresentazioni mentali (pensieri), caratterizzati dalla presenza di aspettative e credenze su se stessi e sugli altri che stimolano, mantengono ed amplificano quella risposta adattativa allo stress eccessiva e/o inappropriata rispetto alla situazione. Ovviamente il pericolo e la minaccia non sono relativi alla nostra incolumità fisica, ma riguardano la nostra identità personale, cioè una rappresentazione complessa ed articolata che abbiamo di noi stessi, anche relativamente al nostro valore personale, alla nostra immagine sociale, al nostro ruolo professionale, alle molteplici e idiosincratiche convinzioni che abbiamo costruito su di noi nell’arco dell’intera esistenza.

Chi soffre di ansia da prestazione spesso nutre, in maniera del tutto irrealistica, ricorrenti e importanti dubbi sulle proprie capacità personali o sopravvaluta l’entità degli effetti negativi di un possibile fallimento, spesso immaginato come uno scenario catastrofico dal quale non sarà possibile riprendersi: ugualmente l’immaginario di chi è colpito da questa erronea percezione della realtà, è caratterizzato dall’idea che chi assiste alla nostra performance negativa (o presunta tale) è un severissimo giudice pronto ad emettere sdegnose e ridicolizzanti sentenze sul suo operato o, peggio ancora, proprio su di lui (o lei).

che fare?

L’ansia prestazionale deve essere considerata, in un certo senso, il prodotto di un processo emozionale fondato essenzialmente sulle nostre esperienze di vita e sull’effetto che le relazioni affettive hanno sulla nostra percezione della realtà, ma anche sulle credenze tribali e sui nostri sistemi di credenza: questo presupposto può forviare l’azione del professionista del ben-essere, distogliendo l’attenzione dal possibile effetto che le componenti “strutturali” o biochimiche possono avere sull’organismo, rendendolo prono allo stress.

Se da un lato le tecniche di allentamento dello stress emotivo, il ciclo neuro-vascolare o altre tecniche che offrono gli strumenti per agire sulla componente emozionale, grazie alla possibilità di effettuare una valutazione multidimensionale che prenda in considerazione il triangolo della salute, è possibile affrontare il malessere tipico di chi è affetto da ansia da prestazione.

La Kinesiopatia®, la Kinesiologia Transazionale® ed il Cranio-Sacral Repatterning® offrono molte tecniche in grado di aggredire i vari aspetti associati a questo distress: il professionista del ben-essere, attraverso queste discipline ha la possibilità di intervenire sia sugli agenti causali, sia sui cofattori eziologici o sulle spine irritative che contribuiscono alla genesi e/o al mantenimento di questa forma di disconfort somato-emozionale.

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