ultimo aggiornamento: 8 Dicembre 2023 alle 21:47
definizione
Con “anticatabolismo” si usa designare quell’insieme di processi che, grazie ad una ricca alimentazione proteica, impediscono alle proteine della massa muscolare di disgregarsi.
metabolismo muscolare
Il metabolismo si divide in anabolismo e catabolismo: ciò significa che le nuove proteine si formano con il ciclo anabolico, mentre quelle vecchie vengono demolite con quello opposto, detto ciclo catabolico, ai fini ergogenici; sebbene siano l’uno l’opposto dell’altro, questi due processi lavorano in simbiosi tra loro, coordinando e bilanciando l’apporto proteico in base al quantitativo di energia consumata (bilancio azotato neutro).
Il catabolismo muscolare rappresenta quindi un effetto indesiderato del ricambio tissutale, caratterizzato da un evidente scompenso tra la demolizione delle strutture plastiche del muscolo e il tentativo del corpo di provvedere al conseguente ripristino o supercompensazione.
Il catabolismo muscolare è una conseguenza diretta della insufficiente concentrazione di glucosio nel tessuto muscolare ove svolge la funzione di substrato energetico, indispensabile per la respirazione cellullare (azione ergogenica): che la diminuita disponibilità di glucosio avvenga nei muscoli reclutati per effettuare un gesto atletico od un’azione, o che interessi l’intero corpo, l’esito di tale carenza, nel medio-lungo periodo, sarà invariabilmente una compromissione della glicemia o l’insorgenza di ipoglicemia; pur non essendo considerati essenziali in quanto sintetizzabili dall’organismo, i glucidi sono di fatto necessari alla sopravvivenza.
La loro mancanza può causare, infatti, un aumento dell’ossidazione degli amminoacidi che, se utilizzati per la produzione di energia, non possono adempiere al fabbisogno plastico: non solo l’apporto alimentare può divenire insufficiente, ma si può verificare un aumento della proteolisi muscolare scaturita dall’esaurimento del glicogeno (sia esso epatico o immagazzinato nei muscoli); una dieta carente di carboidrati, seppur iperproteica, determina lo svuotamento delle riserve di glicogeno e la conseguente ipoglicemia che, sotto stress, attiva la produzione di ormoni catabolici specifici (glucagone, varie catecolamine e, spesso, anche cortisolo) che facilitano sia la lipolisi sia il catabolismo proteico muscolare.
eziopatogenesi del catabolismo muscolare
L’artigiano della salute può, attraverso una valutazione multidimensionale ed una corretta anamnesi, identificare e, ove possibile, intervenire sui fattori che possono favorire l’insorgenza di questo scompenso tra anabolismo e catabolismo che porterebbe ad uno squilibrio tissutale di rilevante importanza con un’eccessiva degradazione proteica; i possibili fattori in grado di incrementare il catabolismo possono essere classificati in:
malnutrizione
Condizione di alterazione funzionale e strutturale dovuta ad uno squilibrio tra fabbisogno energetico giornaliero ed utilizzo dei nutrienti, che porta ad un bilancio azotato negativo: le cause più comuni, sono legate a diete povere di carboidrati e aminoacidi essenziali che vanno a determinare lo svuotamento delle riserve di glicogeno con conseguente ipoglicemia, soprattutto nei soggetti che praticano sport o che si sottopongono a diete drastiche oppure negli anziani: tale condizione di stress verrà poi superata dal nostro corpo attraverso la liberazioni di ormoni catabolici in grado di velocizzare la lipolisi ma anche una significativa riduzione muscolare.
immobilizzazioni
L’immobilizzazione degli arti, indipendentemente dalla causa, può essere una causa importante di catabolismo muscolare, soprattutto negli atleti amatoriali o nei soggetti debilitati: l’inattività provoca naturalmente una riduzione della massa muscolare, soprattutto se l’immobilizzazione o l’ipomobilità è prolungata nel tempo; nel caso in cui l’immobilità sia dovuta ad un infortunio, spesso si sottovaluta l’importanza di una adeguata alimentazione che permetta all’organismo di garantire un appropriato apporto di nutrienti nel periodo che intercorre tra la lesione e la guarigione.
squilibri del ritmo circadiano del cortisolo
Il cortisolo è un ormone steroideo che l’organismo utilizza nella gestione dello stress indipendentemente dal fatto che questi venga provocato da eventi o traumi, allenamenti troppo intensi o situazioni altamente ansiogene: la funzione primaria del cortisolo è quella di regolare i livelli ematici del glucosio, per fornire l’energia necessaria ai tessuti, agendo come ormone iperglicemizzante e catabolico; la necessità organica di glucosio attiva la funzione catabolica di questo ormone, che porta alla trasformazione degli aminoacidi in carboidrati piuttosto che in proteine.
Il cortisolo viene prodotto, comunque, anche in condizioni fisiologiche, seguendo un ritmo circadiano: durante il giorno si ha un picco di secrezione tra le 3 e le 7 del mattino, per poi arrivare al punto più basso tra le 22 e le 24; il perdurare dello stress è in grado di alterare tale ritmo circadiano. Lo stress cronico, è in grado di innescare una condizione di catabolismo che a lungo andare porta alla demolizione delle strutture proteiche muscolari.
malattie croniche
Alla base del catabolismo muscolare che induce sarcopenia, possono esservi malattie croniche in grado di provocare un aumento del catabolismo proteico quali le affezioni reumatologiche, le malattie autoimmuni, il morbo di Basedow, il morbo di Crohn oppure le patologie iatrogene con uso protratto di steroidi; anche che il diabete di tipo II di norma è caratterizzato da insulino resistenza associata a ridotta sintesi proteica.
Queste condizioni patologiche croniche col tempo vanno peggiorando, pertanto si rende necessario intervenire per limitare i danni nel tempo attraverso diete adeguate ed una adeguata attività aerobica, al fine di mantenere un buon livello di massa muscolare.
anti-catabolici ed anticatabolismo
La miglior azione anti-catabolica che può essere messa in atto, per prevenire il catabolismo proteico muscolare, è ridurre lo stress e mantenere, quotidianamente, un regime dietetico appropriato, meglio se abbinato ad un adeguato stile di vita; questo non esclude che un’appropriata integrazione alimentare può coadiuvare il mantenimento della massa e della forza muscolare: il professionista del ben-essere può mettere a disposizione sia dell’atleta, sia di chi mira a sfruttare al meglio le proprie energie senza danneggiare la propria struttura muscolare, sia chi abbia la necessità di ripristinare un adeguato stato anabolico nelle manifestazioni sarcopeniche, è in grado, attraverso l’utilizzo di tecniche quali il profilo nutrizionale, di individuare eventuali nutraceutici necessari ad invertire la tendenza catabolica.
Le cause eziologiche del catabolismo muscolare possono essere differenti, ma il meccanismo d’azione sottostante è sempre lo stesso e parte da un deficit di glucosio ematico, in grado di alterare la respirazione cellulare, in quanto funge da substrato energetico: la sua carenza protratta nel tempo porterebbe inevitabilmente ad uno scompenso glicemico: per quanto l’alimentazione sia la prima forma di correzione del bilancio azotato. laddove la dieta non riesca a compensare lo squilibrio di zuccheri nel sangue, è possibile intervenire con una specifica integrazione alimentare.
catabolismo muscolare e gestione dello stress
Il muscolo può essere considerato un indicatore dello stato di salute dell’organismo ed il suo catabolismo l’espressione della cronicità dello stress: non si può pensare di riabilitare i muscoli senza intervenire sull’equilibrio globale del corpo, non si può pensare di ottenere risultati consistenti e duraturi senza agire sullo stress; per questa ragione sono così importanti le tecniche di reset, in quanto sono deputate a “de-attivare” lo stato di ipereccitazione neuro-vegetativa che sottostà ai fenomeni disfunzionali, facilitare il recupero della corretta percezione del sé e restaurare l’equilibrio somato-emozionale preesistente allo stress.
Qualora la componente stressogena abbia una componente biochimica, è possibile rinforzare il lavoro di reset attraverso una appropriata integrazione alimentare mirata a ridurre lo stress: il professionista del ben-essere, grazie alle sue competenze ed all’uso del test nutrizionale, è in grado di suggerire possibili supplementi che aiutino la transizione verso un maggiore benessere: in genere prodotti come il Total 5 HTP od il Serene Renew sono in grado di aiutare a ridurre l’impatto del disagio emotivo, facilitando il lavoro di allentamento dello stress, così come esistono differenti integratori alimentari in grado di agire sulla biochimica del distress fisico (Core Level Adrenal, DSF Formula,…) o di quello mentale (Total Brain), grazie alle sostanza nootrope in grado di agire sulla componente cognitiva e pertanto capaci di rinforzare il lavoro di riequilibrazione somato-emozionale.
glutammina e catabolismo muscolare
La glutammina è un aminoacido non essenziale utilizzato in grande quantità dai muscoli scheletrici e, anche se il corpo umano è in grado di sintetizzarne grandi quantità, il suo utilizzo da parte di molte differenti cellule nel nostro corpo è così ampio che possono verificarsi casi in cui la richiesta, supera la sua normale disponibilità, motivo per cui la glutammina è stata definita un amminoacido “condizionatamente essenziale”, potendo classificare questo amminoacido come dotato di un’azione anti-catabolica.
funzione anticatabolica e B.C.A.A. nel recupero atletico
Gli aminoacidi ramificati agiscono direttamente su muscoli e strutture scheletriche, stimolando l’anabolismo; a differenza della gran parte degli altri aminoacidi, gli aminoacidi ramificati bypassano il metabolismo epatico per essere utilizzati direttamente a livello muscolare, dove servono da donatori di azoto per la sintesi di altri importanti aminoacidi, come la glutammina e l’alanina: l’enzima limitante del metabolismo dei B.C.A.A. è l’alfa-chetoacido deidrogenasi a catena ramificata che si trova nel muscolo ed è effettivamente attivato dall’esercizio fisico o dal digiuno.
Fra gli aminoacidi ramificati, la leucina è il più prontamente ossidato, risultando un amminoacido insulinogenico con la conseguente riduzione dei livelli glicemici e la stimolazione alla produzione dell’ormone della crescita (GH): sia durante gli stress acuti, sia durante il lavoro muscolare intenso e protratto e nella prima fase del recupero post-attività, solitamente si osserva una diminuzione della concentrazione di glucosio e di insulina nel sangue ed un aumento delle catecolammine circolanti, con il conseguente rallentamento della sintesi proteica ed un incremento del catabolismo proteico finalizzato alla gluconeogenesi; la presenza (o l’apporto) di aminoacidi ramificati e carboidrati, meglio se associati a triptofano, nella prima fase di recupero dopo uno sforzo muscolare od un distress coadiuva il ripristino dei valori normali di glicemia e insulina precedenti l’attività fisica o il distress.
Gli amminoacidi a catena ramificata possono essere considerati importanti anticatabolici in grado non solo da fungere come substrati ergogenici, ma fondamentali per la proteosintesi muscolare. diversi studi hanno dimostrato che l’ossidazione degli aminoacidi a scopo energetico si verifica già nelle prime fasi dell’esercizio e acquisisce sempre più importanza con il perdurare e l’intensificarsi dello stesso; l’utilizzo dei B.C.A.A. a scopo energetico è legato alle scorte energetiche del corpo (lipidi e glucidi): tanto più queste sono ridotte e tanto maggiore sarà l’ossidazione dello scheletro carbonioso degli aminoacidi o, in parole più semplici, tanto meno ci sia disponibilità di glucosio, tanto più verranno utilizzati gli amminoacidi per produrre energia, soprattutto in condizioni di stress o di intensa attività fisica.
Infatti l’attività muscolare di endurance, particolarmente se prolungata, è caratterizzata dall’utilizzazione deli amminoacidi come fonte energetica, creando una riduzione della sintesi proteica: questa degradazione dell’anabolismo proteico si prolunga anche nella prima fase di recupero riducendo la capacità di rigenerazione delle fibre muscolari danneggiate; al termine dell’esercizio fisico il fenomeno di proteolisi permane elevato per diverse ore e viene in parte compensato da un significativo aumento della sintesi proteica muscolare che però può avvenire efficacemente solamente alla presenza di sufficienti precursori metabolici.
L’entità di questi due fenomeni è correlata all’intensità del lavoro svolto, alla disponibilità plasmatica di aminoacidi e alla loro velocità di trasporto all’interno della fibra muscolare, pertanto l’assunzione di un integratore a base di aminoacidi come l’Amino All, nelle 24/48 ore successive a intensi o prolungati sforzi muscolari è efficace ai fini del recupero e/o della crescita muscolare, migliorando non solo l’aumento della massa muscolare efficace (in particolare per la presenza di amminoacidi ramificati), ma riduce anche la fatica muscolare, incrementando l’eliminazione di urea e la vascolarizzazione periferica (glutammina, ornitina e arginina) ed il rilassamento (acido glutammico).
L’utilizzo sinergico del Total Arginine amplifica l’effetto sia in termini anticatabolici, sia come facilitatore della proteosintesi per incrementare la massa, la forza e la resistenza del muscolo; l’utilizzo dell’Amino All, è da preferirsi rispetto alle cosiddette Whey Protein (proteine del siero di latte), in quanto essendo derivate dalle proteine idrolizzate presenti nella cartilagine ialina, elastina e fibrocartilagine, possiede un pool amminoacidico in grado di svolgere un’azione anticatabolica.
l’arginina nell’ipercatabolismo
L’arginina è un aminoacido condizionatamente essenziale, che assume un ruolo chiave in alcuni momenti fisiologici della vita, come l’adolescenza e la pubertà, e in corso di alcune condizioni patologiche come traumi estesi ed ustioni o in presenza di gravi distress: è un precursore dell’ossido nitrico (NO), un’importante molecola di segnalazione che regola la vasodilatazione e svolge funzioni nella reazione nel sistema immunitario ed interviene nella gluconeogenesi in condizioni metaboliche particolari nella sintesi proteica; è un precursore della creatina e di altri derivati (urea, ornitina agmatina, poliammine …), fondamentali nell’economia cellulare e al metabolismo.
L’arginina risulta essere indispensabile in molte condizioni cataboliche, come ad esempio traumi od interventi chirurgici e in quei casi in cui la crescita viene accelerata o quando si mira ad un aumento della forza e della massa corporea magra: può essere considerato un aminoacido dotato si un’azione anticatabolica e anabolica; stimola la secrezione di insulina, ma soprattutto, agisce sulla secrezione dell’ormone della crescita (GH) e sulla produzione di ossido nitrico.
L’ossido nitrico è una molecola capace di diffondersi rapidamente attraverso la membrana cellulare, prodotta dall’ossido nitrico sintetasi, che converte l’aminoacido arginina in citrullina, liberando ossido nitrico NO; l’ossido nitrico funziona come regolatore della pressione sanguigna, provocando un rilassamento della muscolatura liscia delle pareti delle arterie: l’azione vasodilatatrice esercitata dal NO determina miglioramento del flusso sanguigno con miglior trasporto di sostante ivi contenute verso i distretti corporei.
Durante l’attività atletica, sotto sforzo, l’aumento dell’ossido nitrico comporta una migliore perfusione con un incremento della disponibilità di sostanze nutritive ed ossigeno nel tessuto muscolare con un effetto trofico sul muscolo: l’aumentata disponibilità di nutrienti in associazione all’azione anabolica determinata dalla secrezione di GH e insulina determinata dall’arginina determina un miglioramento delle prestazioni atletiche e un incremento della massa e della forza muscolare, rivelandosi utile in caso di sarcopenia. L’arginina presenta anche un’azione ergogenica, essendo indispensabile affinché il muscolo possa produrre la creatina e la fosfocreatina che vengono utilizzati durante la contrazione muscolare; come stimolante ipotalamico accanto allo sviluppo delle masse muscolari determina una riduzione dei depositi adiposi, potendo svolgere un importante ruolo nelle diete ipocaloriche.
Il punto di forza dell’arginina è la sua capacità di stimolare la produzione dell’ormone della crescita (GH): questo ormone, nell’adulto e, soprattutto durante il processo senescenziale, influisce sulla replicazione cellulare finalizzata alla riparazione dei tessuti e sui processi di guarigione, sulla salute degli organi e dell’apparato osteo-articolare, sulle funzioni cerebrali, incrementando la produzione degli enzimi; la miscela sinergica di nutraceutici contenuta nel Total Arginine è in grado di attivare i processi metabolici organici ove l’arginina svolge un ruolo fondamentale.
testosterone e DEHA
Le cellule del nostro corpo si rigenerano: pelle, muscose, ossa … praticamente tute le cellule dell’organismo vengono progressivamente sostituite ma, nonostante ciò, il corpo, nella sua complessità, invecchia; alcuni studi hanno dimostrato che gran parte delle cellule nel nostro organismo hanno meno di dieci anni, evidenziano come la capacità rigenerativa sia onnipresente ma l’accumulo delle mutazioni del DNA, sia esso quello nucleare o quello mitocondriale, riduce progressivamente la capacità di rinnovamento dell’organismo in toto, anche per la contestuale perdita della capacità di sopravvivenza e di replicazione delle cellule staminali.
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