definizione
Letteralmente, questa locuzione inglese significa “linea morta”: con essa si suole indicare un limite invalicabile, cioè una scadenza non più rinviabile, una linea di demarcazione entro la quale qualcosa deve essere fatto tassativamente, senza possibilità di tergiversare ulteriormente o di posticipare; il temine ultimo e perentorio, una sorta di confine invalicabile (temporalmente parlando) che diviene una “condicio sine qua non”.
Le deadlines possono essere potenti stressor, sia in termini di pressione che possono esercitare su chi deve raggiungere un obiettivo o effettuare una performance entro una data limite, sia per chi vive quello strano sentimento di paura che può divenire panico, descritto magistralmente dal termine tedesco torschlußpanik, cioè la sensazione di non avere abbastanza tempo o addirittura di non averne più disposizione.
Stabilire delle deadlines o avere scadenze inderogabili significa, letteralmente fissare degli obiettivi che richiedono la realizzazione di una performance ben precisa in un tempo determinato: per alcune persone, questo può fungere da fattore motivazionale ma per molte persone i “traguardi” possono sortire un effetto opposto: trasformano il processo di realizzazione e sviluppo di un’idea o un risultato da raggiungere in obbligo divenendo di fatto uno stress; questo comporta l’attivazione dell’asse H.P.A. e del sistema nervoso simpatico, causato da una tipica “fight-or-escape response”, inducendo, a livello emozionale, un atteggiamento di chiusura alle innovazioni, alla relazione paritetica con gli altri, facendo scaturire risposte stereotipate legate ai sistema di credenza personali o tribali.
Questo accade soprattutto perché gli obiettivi attivano il sistema (task positive network) coinvolto nella risoluzione dei problemi, nella focalizzazione dell’attenzione, nella capacità di prendere le decisioni e di controllare le azioni: l’attivazione di questa modalità tende a sopprimere però il default mode network, che ha invece a che fare con la creatività, con l’apertura alle nuove idee e con le preoccupazioni etiche e morali: quando si fissano delle scadenze perentorie e improcrastinabili si può osservare un aumento della pressione e dello stress e quindi ridurre il pensiero creativo e l’innovazione, oltre che l’interesse per il lavoro da eseguire.
Ovviamente, soprattutto nelle organizzazioni dove il raggiungimento degli obiettivi personali e di gruppo è rilevante, è impensabile lavorare senza scadenze, ma occorre programmare sistemi di progressione finalizzati al raggiungimento degli obiettivi che, pur monitorando i progressi, permettano una certa elasticità e flessibilità, controllando che non vi siano rallentamenti o pause immotivate in itinere, con una continua rivalutazione di tempi e metodi.
“fortemente aperti alle nuove esperienze” mostra un maggiore livello di creatività con un livello intermedio di pressione sulle scadenze, mentre si mostra meno innovativo con troppa o troppo poca pressione sulle scadenze. Le scadenze, quindi, vanno relazionate non solo al tipo di task da eseguire, ma anche considerando le caratteristiche del lavoratore.
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