dimensione verticale di occlusione

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definizione

La distanza tra la mascella superiore e quella inferiore quando i denti sono a contatto nella massima intercuspidazione: normalmente, tra la mascella e la mandibola, esiste uno “spazio libero” (distanza interocclusale), che varia da persona a persona ed è influenzato da una serie di fattori tra cui la postura cranio-cervicale, l’usura dei denti, le abitudini parafunzionali come il bruxismo, lo stress, noxæ iatrogene …; se questo spazio è ridotto, ovvero c’è una diminuzione della dimensione verticale di occlusione, si possono manifestare disturbi dell’area stomatognatica, disordini temporo-mandibolari, disfunzioni cranio-cervico-mandibolari. sindrome di Costen o altri disturbi funzionali dell’apparato stomatognatico.

In alcuni casi, la diminuzione della dimensione verticale occlusale è permanente (come nel caso di interventi odontoiatrici, consumo delle cuspidi dentali, disto-mesializzazione …), ma in altri la riduzione della distanza interocclusale è espressione di un atteggiamento “posturale” della bocca, conseguente al serraggio della muscolatura della bocca che, anche se può indurre modificazioni strutturali dell’area stomatognatica, può essere corretta e gestita in modo appropriato dal professionista del ben-essere: il ricorso a placche di svincolo occlusale o specifiche tecniche di riprogrammazione neuro-mio-fasciale della muscolatura masticatoria (come, ad esempio, lo splint del massetere utilizzato in Kinesiopatia®), sono in grado di ripristinare (o aumentare) la dimensione verticale dell’occlusione, alleviando i sintomi delle disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare, soprattutto quando si ripristina la posizione di riposo della mandibola; quando si utilizzano placche di svincolo occlusale è importante evitare di ipercorreggere la riduzione della dimensione verticale di occlusione, perchè in questo caso potrebbero aumentare i sintomi associati ai disturbi della A.T.M., come, ad esempio, l’ipertono reattivo dei muscoli della masticazione, con aumentata algia muscolare e all’articolazione temporo-mandibolare fino a poter compromettere la masticazione e la deglutizione.

Le tecniche di riprogrammazione neuro-mio-fasciale della muscolatura masticatoria associate a specifici esercizi sono in grado di normalizzare l’attività dei muscoli masseteri, dei muscoli pterigoidei interni e dei muscoli temporali: il rilassamento neuromuscolare è accompagnato da una riduzione del dolore nei soggetti con sindrome dolorosa mio-faciale e/o nei soggetti affetti da dolore e discinesie durante la masticazione: un adeguato programma di allentamento della tensione (in associazione o meno a bite gnatologici), ripristinando la corretta dimensione verticale dell’occlusione, modifica l’informazione proveniente dai fusi neuromuscolari, inducendo, in un tempo variabile e a secondo del soggetto, il rilassamento della muscolatura masticatoria. Il lavoro di riequilibrazione dell’area stomatognatica ottenibile dal professionista del ben-essere, grazie all’uso combinato di tecniche di Kinesiopatia®, Kinesiologia Transazionale®, Oltrelostress Coaching® e Cranio-Sacral Repatterning®, permette non solo di intervenire a livello della bocca, può avere importanti riflessi sull’equilibrio, sull’attività funzionale e sull’integrità strutturale del rachide cervicale (vista la relazione cranio-cervico-mandibolare), dando un importante contributo per l’armonia e l’equilibrio del sistema posturale: la mandibola, l’area cervicale, la lingua sono unità inscindibili che determina una “variabile” che può condizionare la postura.

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