dislipidemia

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definizione

Anche se con questo termine si identifica qualsiasi anomalia significativa dei lipidi presenti nel sangue, spesso si sottintende un’alterata concentrazione (variazione quantitativa) della componente lipidica del sangue e dei rapporti fra le varie frazioni che la costituiscono: poiché le alterazioni consistono spesso in un aumento, è usato più comunemente il termine iperlipidemia, per quanto si possono verificare anche casi di variazioni in diminuzione (ipolipidemia); il termine, in realtà, comprende svariate patologie, per cui sarebbe più corretto parlare di “dislipidemie” in quanto le varie alterazioni della lipidemia possono avere origine diversa, trattamenti diversi e soprattutto conseguenze diverse sulla salute dell’individuo affetto, anche se le dislipidemie sono uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare.

Etimologicamente dislipidemia è un termine composto da lemmi di derivazione greca, formato dal prefisso dis-, da δυσ– (dys– → alterazione, malformazione, difettoso funzionamento, anomalia), da lipide, composto da λίπος (lípos → grasso) con il suffisso –ide (utilizzato per formare i nomi di composti organici), e dal suffisso –emia, da –αιμία (-haimìa) derivato di αἷμα (haima → sangue).

Nel torrente circolatorio, i lipidi sono associati a particolari carrier, detti lipoproteine o lipoprotidi, che li veicolano ai loro tessuti bersaglio: queste proteine di trasporto sono macromolecole derivanti dalla combinazione di una proteina con i differenti tipi di lipidi (colesterolo, esteri del colesterolo, fosfolipidi e trigliceridi; in particolare, gli acidi grassi liberi, derivati dall’idrolisi dei trigliceridi del tessuto adiposo, circolano nel sangue legati soprattutto all’albumina, mentre il colesterolo e gli altri grassi (in particolare fosfolipidi e trigliceridi) sono contenuti all’interno di chilomicroni, VLDL (lipoproteine a bassissima densità, ad alto contenuto in trigliceridi), LDL (lipoproteine a bassa densità, a basso contenuto in trigliceridi) ed HDL (lipoproteine ad alta densità, estremamente povere di trigliceridi). Esiste anche un ulteriore di lipoproteine plasmatiche che non raggiunge concentrazioni significative a causa del suo rapido ricambio: sono la IDL (lipoproteine a densità intermedia), prodotte per effetto della degradazione dei chilomicroni e delle VLDL (che contengono trigliceridi e colesterolo in parti quasi uguali), conosciute come “remnants” (→ rimanenti) perchè si formano dalla degradazione delle altre lipoproteine.

lipidi e dislipidemia

I lipidi sono i grassi che vengono assorbiti dagli alimenti o sintetizzati da parte del fegato, dotati di molteplici funzioni: i grassi (sotto forma di trigliceridi) si trovano come materiale di riserva nel tessuto adiposo mentre come fosfolipidi sono componenti essenziali di tutte le membrane cellulari e subcellulari, cui contribuiscono a fornire una permeabilità selettiva; sono presenti nell’organismo sotto forma di terpeni (vitamina A, vitamina E, vitamina K) e come steroidi (colesterolo, acidi biliari, alcune vitamine, ormoni). Il colesterolo è un componente ubiquitario delle membrane cellulari, degli steroidi, degli acidi biliari e delle molecole di segnale; dal punto di vista alimentare, i lipidi rappresentano una fonte di potere energetico all’incirca doppio (a parità di massa) di quello dei carboidrati e delle proteine e costituiscono il veicolo per l’introduzione di vitamine, nonché la fonte degli acidi grassi essenziali (acido linoleico, acido linolenico ed acido arachidonico).

Essendo il sangue una miscela idrosolubile, i lipidi devono essere trasportati nel torrente circolatorio da specifiche proteine plasmatiche specifiche denominate lipoproteine, strutture idrofile e sferiche: le lipoproteine HDL (High Density Lipoproteins), secrete nel sangue da fegato e intestino con funzione di trasporto dei grassi dai tessuti periferici al fegato (attuano il cosiddetto trasporto inverso del colesterolo), oppure le lipoproteine VLDL (Very Low Density Lipoproteins), sintetizzate dagli epatociti per trasferire i trigliceridi dal fegato ad altri tessuti, e le lipoproteine LDL (Low Density Lipoproteins), che derivano dalle VLDL, per il progressivo impoverimento del loro contenuto in trigliceridi, cariche di colesterolo che trasportano e distribuiscono ai tessuti periferici.

La maggioranza dei lipidi esogeni, di origine alimentare, sono trigliceridi (~ 95%) mentre la restante parte (~5%) sono colesterolo (presente negli alimenti come colesterolo esterificato), vitamine liposolubili, acidi grassi liberi, fosfolipidi: una volta processati dall’apparato gastro-intestinale ed assorbiti dagli enterociti, i lipidi vengono riassemblati in trigliceridi e inclusi insieme al colesterolo all’interno dei chilomicroni che trasportano i trigliceridi e il colesterolo alimentari al circolo sistemico attraverso i vasi linfatici. Nei capillari del tessuto adiposo e muscolare, l’apoproteina C-II (apo C-II), presente sui chilomicroni, attiva la lipoprotein-lipasi endoteliale per convertire il 90% dei trigliceridi dei chilomicroni in acidi grassi e glicerolo, che vengono quindi internalizzati dagli adipociti e dalle cellule muscolari per l’accumulo e l’utilizzo di energia; i remnant dei chilomicroni, ricchi in colesterolo, arrivano al fegato, dove vengono eliminati mediante un processo mediato dall’apoproteina E (apo E).

Le lipoproteine sintetizzate dal fegato trasportano trigliceridi e colesterolo endogeni, circolando continuamente nel sangue, fino a quando i trigliceridi in esse contenuti non vengono captati dai tessuti periferici o le lipoproteine stesse non vengono eliminate dal fegato; le lipoproteine VLDL, che contengono l’apoproteina B-100 (apo B), vengono sintetizzate nel fegato e trasportano trigliceridi e colesterolo ai tessuti periferici, esportando i trigliceridi in eccesso, derivati dagli acidi grassi liberi plasmatici e dai residui dei chilomicroni: la sintesi delle VLDL aumenta con l’aumento degli acidi grassi liberi intraepatici, come si verifica nelle diete ad alto contenuto lipidico e quando acidi grassi sono liberati dal tessuto adiposo in eccesso direttamente in circolo. L’apo C-II presente sulla superficie delle VLDL, attiva la lipoprotein-lipasi endoteliale per scindere i trigliceridi in acidi grassi liberi e glicerolo, che vengono quindi assorbiti dalle cellule: le lipoproteine IDL sono il prodotto della processazione (elaborazione) delle VLDL da parte della lipoprotein-lipasi, ovvero residui di VLDL ricchi di colesterolo che vengono eliminati dal fegato o metabolizzati dalla lipasi epatica in LDL, che mantengono l’apo B-100.

Le lipoproteine LDL sono quindi i prodotti del metabolismo delle VLDL e delle IDL, e sono le lipoproteine più ricche di colesterolo: indicativamente il 40÷60% di tutte le LDL viene eliminato dal fegato in un processo mediato dall’apo B e dai recettori epatici per le LD, mentre la quota rimanente viene captata dai recettori epatici per le LDL o da recettori non epatici non specifici per le LDL (scavenger).

I recettori epatici per le LDL sono regolati negativamente dall’arrivo del colesterolo al fegato attraverso i chilomicroni e da una dieta ricca in grassi saturi, mentre sono sovra-regolati da una dieta povera di grassi e colesterolo; i recettori scavenger non epatici, in particolare quelli dei macrofagi, captano l’eccesso di LDL, non processate dai recettori epatici: i monociti migrano nello spazio subendoteliale e diventano macrofagi in grado di captare le LDL ossidate.

Le HDL sono inizialmente lipoproteine prive di colesterolo, che vengono sintetizzate dagli enterociti e dal fegato: il loro metabolismo è complesso, ma un ruolo delle lipoproteine ad alta densità è quello di captare colesterolo dai tessuti periferici e da altre lipoproteine e di trasportarlo dove è maggiormente richiesto, verso altre cellule, altre lipoproteine (attraverso la proteina di trasferimento degli esteri del colesterolo) e nel fegato (per l’eliminazione); l’effetto principale delle HDL è anti-aterogeno.

L’efflusso di colesterolo libero dalle cellule è mediato dal trasportatore A1 del complesso legante l’ATP (ATP-binding cassette transporter A1, ABCA1), che si combina con l’apoproteina A-I (apo A-I) per produrre nuove HDL: il colesterolo libero nelle HDL neoformate viene quindi esterificato dall’enzima lecitina-colesterolo acil transferasi (lecithin-cholesterol acyl transferase, LCAT), producendo HDL mature; i livelli plasmatici di HDL possono non rappresentare completamente il trasporto inverso di colesterolo, e gli effetti protettivi dati dagli elevati valori di HDL possono anche essere dovuti alle proprietà anti-ossidanti e antinfiammatorie.

I difetti delle vie di sintesi, processazione ed eliminazione delle lipoproteine possono portare all’accumulo di lipidi aterogenici nel plasma e nell’endotelio: le dislipidemie rappresentano un gruppo di condizioni patologiche caratterizzate da un’anomala quantità di lipidi nel sangue o da un alterato rapporto fra le varie classi di lipoproteine; in particolare, le anomalie più comuni riguardano i livelli di colesterolo plasmatico, trigliceridi e lipoproteine a bassa densità (LDL), che si manifestano soprattutto come iperlipidemie.

A seconda delle cause, le dislipidemie si distinguono tradizionalmente in primitive (su base genetica) e secondarie (o acquisite): fra queste ultime, si classificano anche quelle forme che, pur partendo da una predisposizione ereditaria o familiare, riconoscono l’intervento come causa principale di fattori legati alle abitudini alimentari o a stili di vita errati (in particolare, un eccessivo apporto dietetico di grassi saturi, colesterolo …) e per questo vengono definite dislipidemie multifattoriali; altre cause secondarie comprendono diabete, abuso cronico di alcol, malattie renali croniche, cirrosi biliare primitiva e alcuni farmaci (tra cui tiazidici, β-bloccanti, estrogeni, progestinici e glucocorticoidi).

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