insufficienza muscolare attiva

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ultimo aggiornamento: 7 Marzo 2025 alle 23:11

definizione

La difficoltà per un muscolo biarticolare (o per un muscolo poliarticolare) ad esercitare una sufficiente tensione, attraverso la contrazione propria, atta a permettere, simultaneamente, il compimento di un range di movimento (R.O.M.) completo in entrambe le articolazioni che attraversa: in altri termini, l’insufficienza muscolare attiva si verifica quando un muscolo biarticolare (o un muscolo poliarticolare) è contratto nella porzione che inferisce su un’articolazione mentre l’azione muscolare che viene iniziata dall’altra articolazione risulta insufficiente: a causa della riduzione forza contrattile (capacità di effettuare il lavoro muscolare) quando l’origine e l’inserzione di un muscolo si avvicinano (precontrazione), il muscolo si trova nella condizione di non essere in grado di incrementare la tensione a causa dell’accorciamento delle fibre (minimo della curva lunghezza-tensione).

L’insufficienza attiva si verifica quando un muscolo multiarticolare si accorcia simultaneamente in tutte le articolazioni che attraversa e raggiunge una posizione così accorciata da non avere più la capacità di sviluppare una tensione efficace e di generare una forza ottimale; in genere questa situazione si crea quando muscolo che attraversa due o più articolazioni produce un movimento simultaneo in tutte le articolazioni che attraversa: in questo caso il muscolo biarticolare che agisce come primo motore (agonista) si accorcia al punto da non riuscire a generare o mantenere una tensione attiva creando l’insufficienza attiva.

Un esempio di insufficienza attiva si verifica quando l’estensione dell’anca e la flessione del ginocchio avvengono simultaneamente, ovvero non è possibile ottenere la flessione completa del ginocchio e l’estensione completa dell’anca contemporaneamente a causa dell’accorciamento dei muscoli posteriori della coscia: in questo caso i muscoli ischio-crurali non possono contrarsi a sufficienza per consentire la piena iperestensione dell’anca permettendo allo stesso tempo la piena flessione del ginocchio. Parimenti la flessione dell’anca in associazione all’ estensione del ginocchio che crea un’insufficienza attiva del muscolo retto femorale: il suo accorciamento limita la flessione completa dell’anca quando il ginocchio è completamente esteso; inoltre La flessione massima del ginocchio e la flessione plantare massima sono limitate a causa dell’accorciamento del muscolo gastrocnemio.

La flessione massima della spalla non può essere ottenuta simultaneamente alla flessione massima del gomito a causa dell’accorciamento del muscolo bicipite brachiale.

importanza clinica
dell’insufficienza muscolare passiva

Nel processo di riabilitazione funzionale dell’attività muscolare, per permettere una corretta coordinazione muscolare e superare i limiti che la presenza di posture antalgiche provoca al R.O.M. fisiologico, il professionista del ben-essere deve essere consapevole della necessità di mobilizzare le articolazioni individualmente, esplorando l’arco di movimento disponibile, per migliorare o mantenere in modo ottimale l’ampiezza del movimento di quell’articolazione.

Per quanto il test muscolare kinesiologico possa offrire importanti indicazioni sulle priorità di cui prendersi cura nel processo di riequilibrazione, è opportuno prendere in considerazione il fatto che un muscolo biarticolare (o un muscolo pluriarticolare), quando portato in una posizione di massimo accorciamento, non è in grado di contrarsi ulteriormente limitando necessariamente il raggiungimento del limite del movimento estremo delle articolazioni che attraversa per inserirsi sui capi articolari ove fa entesi; in genere tale attenzione può essere, in qualche modo, superata nell’utilizzo dell’unwinding, tecnica del Cranio-Sacral Repatterning® ove il movimento non è generato attivamente dall’azione muscolare o passivamente dall’operato dell’artigiano della salute, quanto piuttosto dalle tensioni fasciali che necessitano di essere “rilasciate”, in un’ottica di riprogrammazione neuro-mio-fasciale.

Ad esempio, in considerazione del ruolo che hanno i muscoli ischiocrurali nella flessione del ginocchio, qualora si evidenzi un’insufficienza attiva di questi muscoli, diviene necessario applicare tecniche in grado di favorire il loro allungamento per ottenere un incremento del R.O.M. dell’articolazione: tecniche finalizzate alla riprogrammazione neuro-mio-fasciale quali il C.I.A. stretch. l’ironing fasciale o l’identificazione (e correzione) di eventuali spasmi da stiramento/controstiramento sono solo alcune delle istanze che il professionista del ben-essere può mettere in atto per gestire l’insufficienza attiva a questo livello, ricordando che la flessione del ginocchio favorisce il lavoro su questo gruppo muscolare.

Allo stesso modo, un’insufficienza attiva del muscolo bicipite brachiale limita la flessione massimale della spalla e del gomito, per cui è imperativo focalizzarsi, nel lavoro di riequilibrio, sul flettere una articolazione alla volta, utilizzando tecniche simili a quelle citate precedentemente, per ottenere una migliore articolabilità.

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