insufficienza muscolare passiva

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ultimo aggiornamento: 7 Marzo 2025 alle 18:41

definizione

La difficoltà per un muscolo biarticolare (o per un muscolo poliarticolare) di essere allungato a sufficienza per permettere un range di movimento (R.O.M.) completo in entrambe le articolazioni simultaneamente; in altri termini, l’insufficienza muscolare passiva si verifica quando un muscolo biarticolare viene allungato eccessivamente, riducendo il range di movimento di una delle due articolazioni coinvolte (o di entrambe): quando un muscolo multiarticolare è allungato al massimo in entrambe le articolazioni, l’insufficienza passiva impedisce che si esplichi il range di movimento completo di ciascuna articolazione che attraversa.

L’allungamento di un muscolo multiarticolare  fino al limite oltre il quale non può più essere disteso e consentire ulteriore movimento, determina l’insorgenza di un’insufficienza passiva, situazione che si verifica quando un muscolo multiarticolare viene allungato al massimo in entrambe le articolazioni, impedendo la gamma completa di movimento di ciascuna articolazione che attraversa; questa limitazione è una normale proprietà dei muscoli e aiuta a ottimizzare la relazione lunghezza-tensione: quando un muscolo che agisce come primo motore (agonista) si accorcia, il suo opponente (antagonista) viene allungato passivamente creando l’insufficienza passiva (dell’antagonista) e, di conseguenza, sono impediti ulteriori movimenti articolari (estremi) a livello delle articolazioni sottese al muscolo antagonista stesso.

Un esempio di insufficienza muscolare passiva può essere rilevato nell’azione del muscolo gastrocnemio che, in qualità di muscolo flessore del ginocchio e di muscolo estensore della caviglia, se portato in allungamento (stiramento) attraverso l’estensione del ginocchio, impone una riduzione della flessione dorsale della caviglia.

Un altro esempio di insufficienza muscolare passiva è osservabile nell’attività motoria del muscolo retto femorale durante l’estensione dell’anca quando il ginocchio è flesso: essendo il muscolo retto femorale un muscolo estensore del ginocchio ed un muscolo flessore dell’anca, la flessione del ginocchio riduce la libertà di movimento del muscolo nella massima estensione dell’anca.

Un ulteriore esempio di insufficienza muscolare passiva si osserva nell’attivazione dei muscoli ischiocrurali, che sormontando l’anca ed il ginocchio, agiscono su entrambe le articolazioni: quando il ginocchio è in flessione, l’anca è in grado di flettersi di 125° mentre quando il ginocchio è in estensione, l’anca riesce a flettere per un massimo di 60-80°, a seconda della lunghezza del muscolo.

Non è possibile ottenere una flessione completa delle dita se si verifica contemporaneamente la flessione del polso.

importanza clinica
dell’insufficienza muscolare passiva

Nel processo di riabilitazione funzionale dell’attività muscolare, per permettere una corretta coordinazione muscolare e superare i limiti che la presenza di posture antalgiche provoca al R.O.M. fisiologico, il professionista del ben-essere deve essere consapevole della necessità di mobilizzare le articolazioni individualmente, esplorando l’arco di movimento disponibile, per migliorare o mantenere in modo ottimale l’ampiezza del movimento di quell’articolazione.

Per quanto il test muscolare kinesiologico possa offrire importanti indicazioni sulle priorità di cui prendersi cura nel processo di riequilibrazione, è opportuno prendere in considerazione il fatto che un muscolo biarticolare (o un muscolo pluriarticolare), quando portato in una posizione di massimo allungamento, limita necessariamente l’estensibilità delle articolazioni che attraversa per inserirsi sui capi articolari ove fa entesi; in genere tale attenzione può essere, in qualche modo, superata nell’utilizzo dell’unwinding, tecnica del Cranio-Sacral Repatterning® ove il movimento non è generato attivamente dall’azione muscolare o passivamente dall’operato dell’artigiano della salute, quanto piuttosto dalle tensioni fasciali che necessitano di essere “rilasciate”, in un’ottica di riprogrammazione neuro-mio-fasciale.

Ad esempio, in considerazione del ruolo del muscolo retto femorale durante l’estensione dell’anca quando il ginocchio è flesso, qualora si evidenzi un’insufficienza passiva del muscolo quadricipite femorale, con evidente limitazione nella flessione completa del ginocchio, risulta evidente la necessità di riattivare questa articolazione attraverso un processo di flessione graduale, evitando l’estensione simultanea dell’anca.

Allo stesso modo, un’insufficienza passiva del muscolo gastrocnemio durante la dorsiflessione, richiede che venga enfatizzata la dorsiflessione della caviglia riducendo al minimo l’estensione del ginocchio, attraverso un lavoro di allungamento del tricipite surale con il ginocchio flesso per ottimizzare l’intervallo di movimento e favorire il ripristino del R.O.M. fisiologico; allo stesso modo la presenza di una caviglia flessa potrebbe influire, per l’azione di stabilizzazione posteriore dell’articolazione del ginocchio, sulla mobilizzazione di questa articolazione.

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