definizione
Composto dal prefisso iper- e da motilità, con questo termine si intende, solitamente, una esagerata reattività di un organo che induce movimenti per lo più connessi a stati di nevrosi, a emozioni o a intossicazioni: l’etimologia di motilità è riconducibile al participio passato motus del verbo latino movere (→ muovere), cioè descrive, letteralmente, «l’essere capace di movimento», rappresentando la proprietà degli organismi viventi, o di loro parti, di modificare attivamente e in modo reversibile la loro posizione nell’ambiente o in relazione ad altre strutture.
In particolare, col termine motilità, ci si riferisce all’insieme dei movimenti spontanei di visceri cavi, dotati di tonaca muscolare, con particolare riferimento all’intestino (motilità intestinale): parimenti con ipermotilità si tende a descrivere una esagerata motilità di questo apparato, soprattutto come effetto di una ridotta integrità funzionale del sistema nervoso enterico, ad intossicazioni alimentari o a stati di di-stress emozionale; come effetto dello squilibrio nella peristalsi, si possono osservare fenomeni di diarrea funzionale, quadri di colite irritativa, M.I.C.i. o forme di sindrome dell’intestino irritabile.
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