legge di Hilton

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definizione

La legge di Hilton prende il nome dal chirurgo inglese John Hilton Edwards, che notò che il nervo che innerva i muscoli che agiscono su un’articolazione innerva anche l’articolazione stessa e spesso anche la pelle sopra l’articolazione: la legge di Hilton è un potente strumento per comprendere l’anatomia e la fisiopatologia articolare. La legge di Hilton può essere estesa riconoscendo che  spesso un nervo innerva sia i muscoli che la pelle relativi a una particolare articolazione; l’osservazione spesso è vera al contrario, vale a dire, un nervo che innerva la pelle o un muscolo innerva spesso l’articolazione che ricopre.

Il dottor John Hilton presentò la sua legge, in una serie di lezioni di medicina tenute nel 1860÷1862, basandosi sull’osservazione che, anatomicamente, il nervo che innerva i muscoli che si estendono direttamente attraverso e agiscono su una data articolazione non solo innerva il muscolo, ma innerva anche l’articolazione e la pelle che ricopre il muscolo: la legge di Hilton nasce vasta conoscenza anatomica e dalle esperienze cliniche e chirurgiche del dottor John Hilton, ma anche come risultato dello sviluppo embrionale degli esseri umani.

Ad esempio, il nervo muscolocutaneo che innerva l’articolazione del gomito degli esseri umani con fibre del dolore e della propriocezione, innerva il muscolo coracobrachiale, il muscolo bicipite brachiale, il muscolo brachiale e la pelle dell’avambraccio vicino all’inserzione di ciascuno di quei muscoli. L’articolazione del ginocchio è innervata da rami del nervo femorale, del nervo sciatico e del nervo otturatore in quanto tutti e tre i nervi innervano i muscoli che muovono l’articolazione: questi nervi non innervano solo i muscoli, ma anche la capsula fibrosa, i legamenti e la membrana sinoviale dell’articolazione del ginocchio.

La legge di Hilton può offrire un substrato alla comprensione del perché uno squilibrio articolare può essere responsabile di un dolore o di una alterazione funzionale dei muscoli che inferiscono su quella articolazione (e viceversa); la persistenza di una lesione è il fattore in grado di creare una facilitazione segmentale a livello del segmento spinale corrispondente allo stadio lesionato con un abbassamento della soglia di risposta ai messaggi sensoriali: ciò che ne risulta è una situazione di ipereccitabilità a livello di questo segmento midollare che favorisce l’alterazione funzionale di tutti gli elementi innervati dal segmento midollare stesso, favorendo l’apparizione di sintomi o persino malattie funzionali se protratto nel tempo.

La creazione di una zona di “maggior sensibilità”  può dar luogo così a manifestazioni di tipo somato-somatiche, coinvolgendo le strutture muscolo-scheletriche colpite che genereranno contratture muscolari o disfunzioni di movimento, alterazioni somato-viscerali (come conseguenza del coinvolgimento del viscere collegato a quel segmento midollare), viscero-somatiche (qualora una disfunzione viscerale induca nella zona di innervazione una contrattura riflessa) o cortico-somatiche (come effetto della somatizzazione dei conflitti psicologici in grado di generare contratture muscolari con aumenti del tono muscolare in assenza di qualsiasi lesione vertebrale).

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