leggi di Fryette

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definizione

Insieme di tre “leggi” riguardanti il moto del rachide, postulate da Harrison H. Fryette, un medico osteopatico, che possono essere utilizzate per comprendere le disfunzioni dei cosiddetti coupling movement presenti a livello dello scheletro assiale; le prime due leggi si applicano esclusivamente alle vertebre toraciche ed alle vertebre lombari, mentre la terza si applica all’intera rachide spinale.

principi di Fryette

Legge 1

Quando la colonna vertebrale è in posizione neutra (sul piano sagittale), la flessione laterale (sidebending, ovvero il movimento sui piani coronale e orizzontale) su un lato sarà accompagnato da una rotazione orizzontale sul lato opposto: flessione laterale e rotazione avvengono in direzioni opposte; se una persona dovesse piegare lateralmente la colonna lombare verso sinistra, i corpi delle vertebre L1÷L5 ruoterebbero verso destra. La prima legge si applica tipicamente a un gruppo di vertebre, potendo causare una disfunzione somatica che coinvolge un segmento vertebrale (nel nostro esempio potrebbe interessare due o tre vertebre, come il tratto L1÷-L3, coinvolte dal blocco del accoppiamento motorio).

Questa legge si osserva nella disfunzione somatica di tipo I, in cui più di una vertebra è disallineata e non può essere riportata in posizione neutra mediante flessione o estensione delle vertebre: quando la colonna vertebrale è in posizione neutra, le forze di flessione laterale vengono applicate a un gruppo di vertebre che, simultaneamente, ruoterà verso il lato opposto, provocando una convessità opposta al lato di flessione, creando una disfunzione somatica di I° tipo I che, nei casi gravi, è simile alla scoliosi.

Il gruppo di vertebre coinvolto dimostra una relazione motoria di accoppiamento (coupling movement) tra la flessione laterale e la rotazione: in genere lo squilibrio è dovuto alla presenza di ipertono dei muscoli restrittori lunghi del dorso, cioè di quei muscoli che limitano la rotazione della colonna vertebrale, quali il muscolo ileo-costale, il muscolo lunghissimo (in superficie) ed il muscolo multifido (in profondità) ed il muscolo erettore della colonna, attraversando più segmenti e possono influenzare il movimento di un gruppo di vertebre; sebbene questi muscoli siano coinvolti nel movimento spinale, il loro ruolo primario si attua nella stabilizzazione posturale e nel sostegno della colonna vertebrale.

Le disfunzioni di tipo I spesso compensano una preesistente disfunzione di tipo II. La disfunzione di tipo II si trova frequentemente all’apice della curva di tipo I o nella parte superiore o inferiore della disfunzione di gruppo.

Legge 2

Quando la colonna vertebrale è in una posizione non neutra (flessa o estesa), la flessione laterale e la rotazione avvengono nella stessa direzione, ovvero il sidebending su un lato sarà accompagnato da una rotazione sullo stesso lato: sia in flessione che in estensione, le faccette articolari vertebrali sono impegnate e sopportano più forza che in posizione neutra. In flessione, (come nel piegarsi in avanti), gli aspetti anteriori delle vertebre si avvicinano, mentre gli aspetti posteriori si separano; nell’estensione (come nel piegarsi all’indietro), gli aspetti anteriori delle vertebre si separano, mentre gli aspetti posteriori si avvicinano.

Se una persona dovesse ruotare a sinistra in T2 in una posizione flessa o estesa, anche T2 si piegherebbe lateralmente a sinistra: la seconda legge si applica tipicamente a una singola vertebra, creando specificamente una disfunzione somatica di tipo 2 della vertebra interessata dalla limitazione del moto accoppiato.

Questa legge si osserva nella disfunzione somatica di II° tipo, in cui solo un segmento vertebrale è limitato nel movimento e peggiora notevolmente in flessione o estensione: in presenza di questa disfunzione si osserverà una rotazione e flessione laterale nella stessa direzione, creando una concavità dal lato di flessione (o estensione); le disfunzioni di II° tipo coinvolgono quasi sempre una singola vertebra e sono flesse o estese, ma non entrambe.

Questi fenomeni possono essere causati dai muscoli restrittori corti ipertonici, come i muscoli rotatori brevi e i muscoli spino-spinosi, che attraversano solo una o due vertebre e inducono il movimento di una singola vertebra.

Legge 3

L’avvio del movimento in corrispondenza di un segmento vertebrale in un piano di movimento limiterà o modificherà la mobilità del segmento negli altri due piani di movimento: la flessione laterale a sinistra limiterà la capacità di ruotare e flettersi/estendersi. Il terzo principio riassume le altre due leggi affermando che la disfunzione su un piano influenzerà negativamente tutti gli altri piani di movimento.

Questa legge si applica quando la vertebra viene spostata attraverso più piani di movimento: quando una vertebra che si allontana dalla posizione neutra su un piano di movimento avrà meno movimento su altri piani; una vertebra in posizione neutra, né flessa né estesa, può ruotare compiendo un’ampia gamma di movimenti ma, con la flessione, l’ampiezza del raggio di movimento rotatorio si riduce e con la presenza di flessione e flessione laterale, il raggio di movimento rotatorio è ancora più ridotto.

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