definizione
Degenerazione dell’intestino crasso consistente in dilatazione abnorme associata all’allungamento di tutto o parte del colon, con forte ispessimento della corrispondente tonaca muscolare: dal greco μέγας ( mégas → grande) e κῶλον ( kólon → intestino): letteralmente, grande colon, può essere congenito (malattia di Mya-Hirschsprung) o secondario alla stenosi dell’ultimo tratto del tubo intestinale o a fenomeni di anismo, manifestandosi con enorme accumulo di feci, soprattutto a livello dell’ampolla rettale, dilatazione dell’addome e stitichezza cronica; solo raramente si riscontra l’assenza di un qualunque ostacolo, strutturale o funzionale, allo svuotamento del tratto distale dell’intestino crasso.
Solitamente le dilatazioni del colon possono derivare da impedimenti all’evacuazione delle feci per l’inginocchiamento di anse, o per una disposizione “a valvola” del colon sigmoide, mentre altre volte la causa della stasi fecale risiede in uno spasmo delle porzioni più distali del colon. Talvolta si presenta in associazione con il dolicocolon, dando luogo ad una forma chiamata dolico-megacolon.
sintomatologia
Segni caratteristici che contraddistinguono questo disturbo, che possono rilevarsi fino dai primi anni di vita, consistono in stipsi ostinata, bloating e meteorismo con tumefazione enorme dell’addome: l’accentuata peristalsi delle porzioni intestinali dilatate, a monte dell’ostacolo che rallenta il transito, spesso è visibile attraverso la parete addominale, mentre le evacuazioni spontanee o provocate sono generalmente molto abbondanti; l’introduzione di una sonda anale, che riesca a superare l’impedimento, è seguita di solito da abbondante evacuazione di gas.
Esistono forme acute e tossiche di megacolon, caratterizzate da dolore e distensione addominale, assenza o scarsità di peristalsi intestinale e sintomi di tossicità sistemica quali ipertermia, disorientamento, obnubilamento del sensorio e confusione mentale.
In considerazione dell’ampia diffusione della stitichezza, una modesta distensione colica è apprezzabile in molte persone: l’emissione di feci di durezza e dimensioni eccessive può essere segno caratteristico di una condizione di lieve megacolon che, oltre a rendere difficoltosa e dolorosa la defecazione, tende a provocare iperdistensione anale e conseguente fessurazione della mucosa (ragadi), accompagnata da dolore e tracce di sangue di colore rosso vivo. il dolore può condurre ad un circolo vizioso in cui la defecazione viene interpretata come un atto doloroso, per cui si tende ad ignorare e a rimandare gli stimoli alimentando la stipsi e favorendo la comparsa di megacolon cronico.
Il megacolon può essere tollerato per anni, anche se, solitamente, chi è affetto da questo disturbo comincia a manifestare nel tempo un peggioramento della sintomatologia, non di rado accompagnata da fenomeni di colite ulcerosa o di occlusione intestinale e di peritonite, che se non affrontati tempestivamente, possono causare poussée ricorrenti o ingravescenti che possono anche portare alla morte, talvolta anche per la presenza di malattie intercorrenti.
eziopatogenesi
Se si esclude la malattia di Mya-Hirschsprung, forma autosomica dominante caratterizzata dall’anomalo sviluppo del sistema nervoso metasimpatico, la maggioranza delle forme di megacolon sono secondarie; nella forma su base genetica, a causa della mancanza di gangli del retto o del retto sigma, si registra una riduzione della peristalsi dell’intestino, con rilassamento dei tratti interessati che non sono più in grado di produrre movimenti peristaltici efficaci, con il conseguente rallentamento della progressione del contenuto enterico e conseguente distensione.
Anche nelle forme secondarie, pur in presenza di un intestino maturo, completo delle sue strutture nervose, la dinamica non è molto dissimile: colite ulcerosa, coliti infettive, ostruzioni o sub-ostruzioni intestinali, spesso conseguenti a stitichezza ostinata, ma anche forme che insorgono senza causa apparente, come nel megacolon idiopatico, riconoscono una genesi simile; esistono anche forme iatrogene, come quelle causate dall’uso improprio o esagerato di farmaci che riducono la peristalsi intestinale come antidiarroici, anticolinergici e narcotici o da terapie antibiotiche prolungate che possono provocare forme di colite pseudomembranosa da clostridium difficile o altre patologie da superinfezione batterica assimilabili.
La gravità del megacolon dipende dalle sue origini; la condizione è estremamente pericolosa nelle forme tossiche ad insorgenza acuta, mentre appare lieve e di più semplice risoluzione in caso di parziale ostruzione conseguente a stipsi cronica.
Il megacolon tossico acuto è una tipica conseguenza di malattie infiammatorie intestinali come la colite ulcerosa e più raramente del morbo di Chron, delle coliti tossiche o delle coliti infettive: il termine tossico mira a sottolineare presenza di sintomi di tossicità sistemica riconducibili alle alterazioni dell’omeostasi elettrolitica e dell’equilibrio acido-base. A volte, sebbene i segni, i sintomi ed i reperti radiologici la suggeriscano, non è possibile individuare l’ostruzione, come nel caso della sindrome di Ogilvie, tipica dei pazienti ospedalizzati ed associata ad un’ampia gamma di condizioni metaboliche, farmacologiche o post-operatorie che sopprimono la motilità del colon.
normalizzazione della funziona colica
Qualora il megacolon si presenti in forma acuta o tossica, chiaramente, si rende necessario l’intervento medico o chirurgico, per prevenire potenziali esiti letali; qualora, viceversa, sia una forma cronica o si esprima con una sintomatologia non invalidante o sia, come accade talvolta, una scoperta casuale nell’ambito di una ricerca diagnostica, le discipline olistiche offrono differenti mezzi per poter migliorare la qualità di vita delle persone e la funzionalità del loro intestino.
Attraverso il test muscolare utilizzato in Kinesiologia Transazionale®, è possibile effettuare una ricerca del miglior profilo nutrizionale utilizzabile, superando il classico approccio che prevede semplicemente l’eliminazione degli alimenti ricchi si scorie, ma identificando anche la presenza di alimenti a possibile azione irritante o le microcarenze nutrizionali; occorre ricordare che in queste situazioni, l’utilizzo dei sostanze ad azione purgante possono non solo essere inutili, ma talvolta rivelarsi dannosi, per cui l’identificazione di un programma di miglioramento generalizzato che valuti sia gli aspetti associati ad una alimentazione mirata, sia l’attività fisica utili a migliorare il ben-essere non deve essere sottovalutato.
In questa ottica, la valutazione della eventuale presenza di una sindrome della valvola ileo-cecale, di una ptosi del colon, o di una sindrome della valvola di Houston sono solo alcuni dei test che possono essere effettuati per migliorare il funzionamento intestinale: l’utilizzo di manipolazioni viscerali, volte a liberare le struttura addominali da aderenze e ripristinare la funzionalità motoria, o del lavoro di normalizzazione del ritmo cranio-sacrale a livello addominale possono rivelarsi strumenti sinergici in grado di modificare radicalmente lo stato di dis-equilibrio dell’organismo.
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