melanodermia

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definizione

Discromia cutanea, caratterizzata da pigmentazione bruna circoscritta o diffusa della pelle, dovuta ad accumulo nell’epidermide e nel derma di pigmento melaninico: dal greco μελανο-, derivato di μέλας (mélas → nero), e -δέρμα (→ pelle), cioè presenza di macchie cutanee da sovraccarico di melanina a livello epidermico; in alcuni casi, come quando si localizza al viso,  viene chiamato melasma (dal greco μέλασμα → lividura, macchia nera), o «maschera gravidica».

Le melanodermia possono essere dovuta a cause sia fisiologiche, sia patologiche: gravidanza, stimoli fisici ripetuti, azione di sostanze fotosensibilizzanti, squilibri endocrini, alcune malattie ereditarie del metabolismo; se circoscritte possono essere primitive (efelidi, cloasma, nevi pigmentari) o secondarie a lesioni cutanee di varia natura (ustioni, raggi X). Le forme diffuse possono essere di origine infettiva (tubercolosi, sifilide, lebbra, cachessia malarica), tossica (avvelenamenti da arsenico, catrame o cure prolungate a base di arsenico o di argento), disvitaminosica (pellagra), parassitaria (pediculosi), disendocrina (morbo di Addison, diabete bronzino), neoplastica (melanosarcomatosi diffuse).

Nel morbo di Addison primitivo la melanodermia, apprezzabile soprattutto a livello delle pieghe cutanee, delle nocche delle dita, sui gomiti o sulle ginocchia, nelle cicatrici e in corrispondenza delle mucose, come le labbra o le areole mammarie, deve essere considerata un segno caratteristico se non patognomonico: non a caso, un tempo, questa patologia  veniva chiamata “mal bronzino”, poiché la pelle delle persone affette dalla patologia si presenta come perennemente abbronzata, a causa di una eccessiva presenza di melanina che iperpigmenta la cute.

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