neuromatrix

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definizione

Proposta da Ronald Melzack nel 1990 (R. Melzack – «Phantom limbs and the concept of a neuromatrix» Trends Neurosci 1990;13:88–92 ÷ R. Melzack – «From the gate to the neuromatrix» PAIN 1999: S121–6), la teoria della «neuromatrice» del dolore afferma che la percezione degli stimoli dolorosi non deriva dalla registrazione passiva del cervello del trauma tissutale, ma dalla sua generazione attiva di esperienze soggettive attraverso una rete di neuroni nota, appunto. come «neuromatrix».

L’idea di fondo prende in considerazione la multidimensionalità del dolore, riconoscendo che gli stressor in grado di produrre un’esperienza dolorifica (fattori algogeni) possono essere fenomeni eterogenei e complessi che non possono essere limitati agli esiti di traumi o lesioni fisiche: lo studio del dolore deve prendere in considerazione da un lato l’estrema plasticità del cervello, dall’altro la compartecipazione degli aspetti sensoriali-discriminativi (trasduzione e trasmissione nocicettiva), delle manifestazioni affettivo-emozionali (sistema limbico, circuito neuro-ormonale e sistema immunitario) e l’espressione della componente cognitiva (cultura, educazione, stato dell’umore, pregresse esperienze di dolore, patterns e metaprogrammi, sistemi di credenza), nella genesi del dolore.

Il dolore può essere considerato una sensazione somatica associata alla percezione soggettiva che sia presente un danno o che, potenzialmente, tale danno possa generarsi: deve essere visto come un meccanismo di difesa che, sfruttando l’azione del sistema limbico in grado di conferire al dolore una forte componente emozionale, induce comportamenti e reazioni, spesso riconducibili allo stress, finalizzate alla sopravvivenza dell’individuo; come conseguenza, la percezione del dolore risulta necessariamente soggettiva. Le vie nervose e biochimiche attivate dalla sensazione dolorifica creano una serie di risposte molto complesse e articolate che coinvolgono il sistema endocrino e il sistema immunitario: si spiegano così fenomeni come il trauma postraumatico, quell’insieme di fenomeni, cioè, che incorrono dopo stimolazione nocicettiva prolungata e che comprendono essenzialmente maggiore suscettibilità alle infezioni, orientamento catabolico del metabolismo e squilibri omeostatici.

importanza del sistema limbico

Gli stimoli algogeni (dolorifici, nocicettivi) sono percepiti come tali a livello della corteccia cerebrale, dopo essere essere transitati dal midollo spinale o dal suo equivalente sensitivo a livello cranico, il nucleo discendente del V° paio di nervi cranici, e dal talamo, dove vengono integrati e smistati; la maggior parte degli stimoli giunge alla corteccia somato-estesica primaria e crea la base della sensazione, mentre un’altra parte si porta nel sistema limbico, dove la sensazione, confrontata con i ricordi (inconsci), influisce sul comportamento e sull’umore; nei meccanismi di elaborazione dello stimolo doloroso, interviene anche la corteccia prefrontale, cosicché la sensazione dolore assume sfumature comportamentali legate alla personalità.

La corteccia cerebrale, ed in particolare la neocortex, gestisce gli eventi coscienti derivanti dalla percezione dei segnali algogeni: come tutti i segnali sensoriali, le informazioni nocicettive una volta che sono transitate dai nuclei ventro-postero-laterali talamici raggiungono la corteccia somestesica primaria (area pre-silviana), dove seguono le integrazioni della sensibilità generale; la percezione cosciente del dolore ha luogo quindi unicamente a questo livello, per effetto dell’integrazione fra il “dolore puro” espressione della stimolazione dei nocicettori periferici che “sparano” sulla corteccia somestetica primaria e le sfumature emotive, provenienti da parte della corteccia cerebrale prefrontale.

Nella genesi dell’algia, cioè della sensazione soggettiva di dolore, interviene il sistema limbico, una rete di neuroni che mette in connessione l’ipotalamo con la corteccia cerebrale e con altre strutture del sistema nervoso centrale: a a partire dal talamo, per mezzo delle vie centrali talamo-limbiche, i segnali algogeni raggiungono il sistema limbico, dove vengono elaborati come elementi emotivi e inconsci.

Le più importanti stazioni per l’elaborazione dei segnali algogeni sono l’ippocampo, che ha un ruolo centrale nella formazione e nell’elaborazione della memoria a breve termine, l’ipotalamo, che controllando l’ipofisi modula lo stato ormonale dell’organismo, l’amigdala, che stabilizza l’umore e regola l’aggressività e il comportamento sociale; la proiezione dei segnali algogeni al sistema limbico è la base per l’effetto che ha il dolore sullo stato d’animo ma anche sulla percezione cosciente del dolore.

considerazioni sulla percezione del dolore

Meccanismi di sensibilizzazione periferica e centrale alterano i meccanismi percettivi, possono modificare le modalità attraverso cui il sistema nervoso elabora gli stimoli algici , facendo si che, talvolta, anche stimoli subliminali vengano interpretati come dolorosi (iperalgesia), oppure stimoli normalmente non dolorosi vengono interpretati come dolorosi (allodinia).

Mentre il dolore acuto ha una funzione difensiva, evitando che una parte lesa o vulnerabile possa subire ulteriori danni, il dolore cronico deve essere considerato una malattia e non un sintomo come, viceversa, può essere considerato quello acuto, che ci informa della presenza di una ferita, di una lesione o di una degenerazione organica.

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