overtraining

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ultimo aggiornamento: 6 Febbraio 2025 alle 23:21

definizione

Conosciuta anche come sindrome da sovrallenamento (overtraining syndrome), il termine inglese overtraining significa letteralmente “sovrallenamento”, è una condizione fisica, comportamentale ed emotiva che si verifica quando il volume, l’intensità e la frequenza dell’esercizio fisico di un individuo superano la sua capacità di recupero, potendo essere assimilata ad una forma di fatica cronica (chronic fatigue syndrome), un burnout da overstress che può colpire gli atleti, siano essi professionisti o amatori.

Poiché il segno clinico più evidente del sovrallenamento è il declino della performance (prestazione), è possibile che questa sindrome venga confusa con l’overreaching; la sindrome da sovrallenamento è un problema comune nell’allenamento di endurance, nel resistance training (allenamento coi pesi), ma anche in altre discipline sportive praticate in maniera molto intensa, duratura e frequente: gli allenamenti particolarmente prolungati, vigorosi e pesanti sono responsabili dell’iperattivazione della ghiandola pituitaria (ipofisi), con la conseguente abnorme secrezione di cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress”, in grado non solo di compromettere la crescita muscolare, la struttura dei tessuti connettivali, l’equilibrio del sistema immunitario ma anche di avere ripercussioni, nel lungo periodo, sulla componente emozionale e psicologica di chi è affetto da distress cronico.

sintomatologia del sovrallenamento

Segni clinici concomitanti possono essere la presenza di D.O.M.S., dolori muscolari persistenti, infiammazioni e contratture muscolari, spesso dall’insorgenza, dall’intensità e dalla durata “inspiegabili”; non di rado, anche dopo un riposo adeguato ed una dieta appropriata, rimane un senso di affaticamento cronico, da non confondere con la stanchezza post-workout.

Si osservano frequentemente tensioni croniche, contratture e piccole infiammazioni che si accompagnano ad una aumentata incidenza di infortuni quali stiramenti, strappi, distorsioni e incidenti da caduta, dovuti alla contemporanea presenza di maggior rigidità (cause nervose periferiche o muscolari), possibile debolezza strutturale del tessuto connettivale (dovuta ad una alterazione della funzionalità dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene), ridotta capacità di attenzione (sempre ascrivibile agli effetti del distress), possibile minor efficienza dei meccanismi riflessi, solo per citare alcuni possibili meccanismi.

La presenza di una elevata frequenza cardiaca a riposo può essere un forte indicatore di questa sindrome, così come una ridotta variabilità della frequenza cardiaca, ovvero un ristretto range di lavoro del cuore: nell’overtraining, la frequenza cardiaca basale rimane elevata.

Fra gli altri sintomi, la overtraining syndrome può presentare alcuni quadri patologici importanti, in grado di condizionare la qualità della vita, con un peggioramento non solo delle performance atletiche ma anche delle relazioni interpersonali e dello stato generale di salute dell’individuo; l’attivazione dall’asse ipotalamico-ipofisario può avere effetti non solo sulla produzione di cortisolo ma anche sull’equilibrio degli ormoni sessuali, sia per la stimolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi (asse H.P.G.), sia per la sollecitazione della corticale della ghiandola surrenale: questo genera possibili anomalie del ciclo mestruale che si manifestano con variazioni nella quantità, nella qualità, nel ritmo (frequenza) e nella durata delle mestruazioni stesse, talvolta portando al manifestarsi di amenorrea o dismenorrea. In alcuni casi si verificano fenomeni di androgenizzazione, nella donna, mentre negli uomini si osserva la diminuzione dei livelli di testosterone che spesso dura a lungo (fino anche a 3÷6 mesi dall’interruzione del superallenamento), con alterazioni dei comportamenti sociali e del tono dell’umore; il distress causato dall’overtraining genera una riduzione delle prestazioni non solo nello sport ma anche nel lavoro (causata dal burnout, in grado di provocare una sindrome da esaurimento professionale) che invariabilmente si accompagna all’alterazione del tono dell’umore, ad un peggioramento dei rapporti interpersonali.

I cambiamenti dell’umore sono un marker precoce e sensibile dell’overtraining syndrome; i disturbi emotivi di solito si verificano prima di un calo delle prestazioni e in parallelo ad un aumento del carico: irritabilità, depressione, crollo mentale sono manifestazioni possibili, anche se è difficile stabilire se tali sintomi costituiscano più una causa o un effetto o se siano sincronici rispetto alle manifestazioni fisiche, in un circolo vizioso auto-generantesi. La depressione e la sindrome da fatica cronica rappresentano un importante indicatore di sovrallenamento, espressione di una modifica della risposta immunitaria e della secrezione degli ormoni o dei neurotrasmettitori: l’intenso esercizio fisico può creare dipendenza chimica, ovvero una sensazione di “necessità” che pregiudica il comportamento in misura maggiore del normale o per un periodo di tempo più lungo del previsto, probabilmente come conseguenza della secrezione delle endorfine (endogene) e della dopamina (e delle catecolamine in genere), generate e regolate dall’attività agonistico/sportiva. Alcuni soggetti divengono “fissati” o “ossessionati” dalla “esigenza” o dal “bisogno” di allenarsi, sia per effetto della assuefazione biochimica si perchè il movimento (esasperato) deve essere considerato la “copertura” dell’insoddisfazione per la propria immagine corporea, della scarsa considerazione di sé e dei bassi livelli di autostima o, in generale, della mancanza di autotelia; non di rado è possibile identificare nella storia personale di chi entra nella spirale dell’overtraining, disturbi quali vigoressia, bulimia nervosa, anoressia nervosa oppure alterati comportamenti alimentari quali diete iperproteiche, ipoproteiche, ipercaloriche o l’assunzione di integratori inadeguati.

gestire l’overtraining

Per quanto il superallenamento non è così frequente, potendo essere confuso con l’overreaching non funzionale, il problema non deve essere sottovalutato, visto i possibili effetti a lungo termine: la priorità nell’affrontare l’overtraining syndrome è sicuramente l’interruzione dell’allenamento per permettere all’organismo di avere sufficiente tempo per rigenerarsi, per quanto la “dipendenza somato-emozionale” renda alquanto difficile, per chi sente il bisogno di allenarsi, uscire dal loop in cui spesso si ritrova imprigionato.

Sebbene la vis medicatrix naturæ (cioè la forza guaritrice della natura), una volta eliminato l’eccessivo carico di lavoro associato al superallenamento che genera stress, sia in grado di favorire la ripresa spontanea, l’intervento di un professionista del ben-essere può rivelarsi di grande aiuto per accelerare il recupero e gestire al meglio i sintomi, minimizzandone l’effetto; ovviamente una valutazione multidimensionale ed un processo di miglioramento personalizzato, volto a neutralizzare il distress, sono azioni prioritarie per affrontare da subito la sindrome da sovrallenamento: la possibilità di utilizzare, fra le altre tecniche, il test muscolare per identificare le aree di maggior disconfort, orientando il proprio intervento secondo una visione olistica (schematizzabile nel triangolo della salute) offre all’artigiano della salute un mezzo per aggredire le aree di maggiore disagio.

Un discorso particolare merita l’utilizzo di integratori come supporto per accelerare il recupero dell’energia e dell’attività metabolica; dai nutraceutici per la gestione dello stress ai supplementi nutrizionali nootropi, dai detossificanti agli amminoacidi (in particolare i B.C.A.A.), le possibilità di intervento sono molteplici: grazie all profilo nutrizionale, una tecnica basata sul test muscolare kinesiologico per identificare le necessità nutrizionali, il professionista del ben-essere è in grado di supportare l’atleta sia durante il percorso di riabilitazione, sia nella fase di recupero, sia nell’eventuale ripresa degli allenamenti.

Il rischio nell’uso intensivo di una supplementazione nutrizionale finalizzata a neutralizzare il distress è che la mancata percezione del disconfort induca chi è affetto da overtraining a utilizzare gli integratori come “sostanze dopanti”: in pratica, anziché, favorire il recupero dalla sindrome da sovrallenamento, servirebbero a permettere di mimare un ripristino energetico non reale, per poter riprendere la propria “fissazione” o la propria “ossessione” volta a soddisfare l’“esigenza” ed il “bisogno” di allenarsi; facilitando la sensazione di rinnovamento ed energizzazione, gli integratori, consentono di riprendere e ravvicinare gli allenamenti, correndo il rischio di rientrare nell’overtraining.

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