ultimo aggiornamento: 3 Marzo 2025 alle 23:33
definizione
Movimento, azione o espressione verbale inadeguati, errati o involontariamente omessi, e come tali interpretabili secondo il concetto psicanalitico di “atto mancato”, ovvero un’azione omessa o compiuta in modo manchevole o erroneo, per l’intervento di inibizioni o impulsi contrari non coscienti; dal greco παρα (para → presso, accanto, oltre) e πραξία (praxía → atto), derivato dal tema di πράσσω (prásso → fare).
L’atto mancato (paraprassia) viene considerato un “atto sintomatico”, cioè un lapsus d’azione (Freudian slip), ovvero un fenomeno psichico che consiste in un errore d’azione: si vorrebbe compiere una determinata azione e invece se ne fa un’altra. Il primo a parlare di paraprassie fu il filosofo americano Ralph Emerson che già tra il 1847 e 1870 parla della necessità di “liberare i pensieri latenti”, tra i quali i sogni e l’umorismo come produttore di atti mancati.
lapsus freudiano
Sigmund Freud, nel suo libro del 1901, “Psicopatologia della vita quotidiana”, ha descritto il fenomeno, denominandolo “Fehlleistung” (in tedesco, letteralmente, azione difettosa), che nella letteratura specialistica anglosassone viene descritta col termine “parapraxis” (→ paraprassia). Pertanto le sbadataggini sono “perturbazioni” di un atto intenzionale su uno non intenzionale, e non certo dovuti al caso.
Gli atti mancati, come i sogni e i sintomi, sono atti psichici e danno il senso alle manifestazioni del “corpo-parlante” essendo la messa in scena della conflittualità tra intenzioni e pertanto devono essere considerate delle perturbazioni (azione perturbante) o meglio azioni perturbate: la locuzione chiave può essere “interferenza tra due intenzioni”. L’interferenza nasce dal fatto che le intenzioni non sono sempre governate dalla razionalità ma si esprimono anche attraverso il processo inconscio che riporta alla memoria un fatto rimosso.
Sigmund Freud fornisce parecchi esempi di paraprassie, gesti che sembrerebbero atti involontari, in apparenza insignificanti, bizzarre o assurde ma che, dal suo punto di vista esprimono un disagio e che, sottoposti a indagine psicoanalitica, potrebbero essere spiegati come una voglia inconscia di farsi notare: questo fenomeno psichico, dal suo punto di vista, è la dimostrazione che esiste una volontà non cosciente, che agisce a nostra insaputa, che ci spinge a fare delle azioni che non vorremmo, o che vorremmo e non facciamo. Secondo la teoria freudiana, gli atti mancati nascondono il conflitto nevrotico tra il compiere una certa azione e il non farla, ossia un desiderio cosciente esibizionistico che viene represso, mentre l’inconscio, attraverso l’atto mancato, libera l’energia dell’azione repressa.
La divulgazione del termine ne ha diluito il significato tecnico in alcuni contesti per iscrivere tutto il fenomeno nel perimetro più ristretto del “lapsus linguæ”, spesso nel tentativo di chi compie l’atto mancato di attribuire i motivi dell’errore a uno scherzo o attribuire un significato sessuale all’errore.
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