sforzo

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ultimo aggiornamento: 14 Marzo 2025 alle 13:55

definizione

Il termine potrebbe essere considerato un sinonimo di sollecitazione, ovvero il sottoporre un corpo ad una forza o creare una tensione interna che può generare uno stress; lo sforzo può essere l’espressione non solo di una risposta rafforzativa ad uno stimolo (interno o esterno) o ad una richiesta (fisica, biochimica, emozionale …) cui il corpo è sottoposto, ma il tentativo di resistere ad un carico che può anche divenire un sovraccarico (sia esso strutturale o funzionale): in estrema sintesi può essere considerato l’impegno di forze fisiche (o psichiche, se si parla di esseri umani) che supera per entità o durata i limiti di una normale attività.

Una migliore comprensione del lemma può derivare dalla sua etimologia che unisce il prefisso “s-” intensivo (che conferisce un valore rafforzativo) al termine “forzo”, prima persona del verbo “forzare” (che assume la valenza di sostantivo), verbo che a sua volta deriva da “forza”, che discende dal latino fortis, ovvero “il possedere la qualità o la condizione d’esser forte, o la possibilità d’esser forte, l’attitudine a compiere un lavoro, cioè di persona, che può sopportare facilmente fatica, affaticamento, affanno, sacrificio, sofferenza, pena, difficoltà (anche se gravi) e che può resistere alle fatiche materiali e morali, che sa vincere le difficoltà e imporre il proprio volere”.

Lo sforzo si trasmuta da semplice indicatore delle tensioni interne di un corpo fisico in risposta ad energie esterne, ad espressione di un potenziale conflitto fra la volontà, il desiderio o la necessità di raggiungere uno scopo e le resistenze o le difficoltà che ostacolano il raggiungimento dell’obiettivo, come se si ci si sottoponesse ad una sfida finalizzata alla soddisfazione di un comportamento teleologico; ci si costringe ad uscire dalla propria confort zone per superare ciò che impedisce o rallenta il conseguimento di un traguardo: maggiore sarà il baluardo da superare, tanto maggiore sarà la forza, ovvero lo sforzo, necessaria a raggiungere il fine, portando eventualmente a superare i propri limiti.

Se ritorniamo per una attimo nell’ambito della fisica, lo sforzo è la sollecitazione che un corpo subisce da azioni esterne o da forze di varia natura ed origine che ne modificano lo stato tensionale, inducendo uno stress interno e provocandone una deformazione elastica; questa tensione può eventualmente giungere ad un limite massimo (sopraliminale) al di sopra del quale il sistema rompe la sua condizione iniziale di equilibrio per effetto del sovraccarico che diviene un carico di rottura: il sistema così sollecitato passa velocemente ad un nuovo stato di equilibrio statico o ad uno stato di equilibrio dinamico oppure ad uno stato di non equilibrio, potendo indurre una deformazione plastica.

Le forze generalizzate che agiscono sulla struttura (ovvero forze e momenti, concentrati o distribuiti) sono l’elemento in grado di generare la perturbazione del sistema o della struttura sottoponendola ad uno sforzo: ipotizzando l’applicabilità della “legge di Hooke” (un corpo elastico subisce una deformazione direttamente proporzionale allo sforzo ad esso applicato) diviene evidente che ogni struttura possiede un suo coefficiente proprio di deformabilità, un carico di rottura specifico (o se si preferisce, un limite al sovraccarico) ed una capacità di esprimere uno sforzo in risposta alle forze (interne o esterne) che mirano ad alterarne lo stato di equilibrio ( lo status quo ante) oltre a provocarne una deformazione elastica (che potrebbe essere paragonata all’eustress) od una deformazione plastica (a sua volta assimilabile al distress). Citando il fisico, biologo, geologo ed architetto inglese Robert Hooke, che nel 1660 enunciò la “legge di proporzionalità”:

«Ut tensio sic vis»
(come l’estensione, così la forza; tanta la deformazione [la tensione], tanta la forza)

Pertanto, se ipotizziamo che una sollecitazione di qualunque genere agisca su un organismo (nella sua interezza o in una sua parte), possiamo considerare che tale stressor possa essere uno stimolo subliminale che non induce uno sforzo ma che può essere gestito nell’ambito delle risposte adattative standard e che perciò non porti alla necessità di gestire sovraccarichi; occorre anche non dimenticare che l’eventuale uso sostenuto di un qualunque sistema corporeo può, per effetto accumulo, trasformare una richiesta al di sotto del valore soglia (in grado comunque di indurre uno sforzo) in uno stressor capace di depauperare le risorse organiche, creando una disparita fra le risorse attuali possedute (che possono essere equiparate alla capienza individuale) ed il fabbisogno energetico, con conseguente possibile burn-out.

Non a caso, nel linguaggio medico, si parla di lesioni da sforzo riferendosi alle alterazioni od ai danni provocati dall’incoordinato e/o prolungato svolgimento di un atto lavorativo o sportivo (overuse, sindrome da sovraccarico); in diagnostica, si utilizza la locuzione “prova da sforzo” per indicare quei test dove si sottopongono soggetti (o funzionalità organiche o metaboliche) ad un carico di lavoro superiore al normale per accertare l’efficienza delle funzioni corporee: esami piuttosto comuni sono la prova da sforzo per verificare la funzionalità cardiaca o respiratoria.

 

 

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