definizione
La malattia di Sinding-Larsen-Johansson è un’osteocondrosi che interessa l’inserzione dei tendini sulla rotula e per questo chiamata anche osteocondrosi del polo inferiore della rotula; come il morbo di Osgood Schlatter, è caratterizzata da dolore al ginocchio, debolezza ed infiammazione localizzata alla rotula: una flogosi del polo distale della rotula dovuta a stress ripetitivo sul tendine rotuleo, potendo essere classificata fra le patologie da overuse.
Solitamente si identificano di due forme principali: una forma precoce, che si verifica tra i 5 ed i 7 anni, ed una forma tardiva che si manifesta tra i 9 e i 14, nella pubertà: in entrambi i casi le forme bilaterali sono le pi frequenti; la forma tardiva si presenta soprattutto negli adolescenti, in particolare nei maschi giovani sportivi, non di rado associata al morbo di Osgood-Schlatter. Infatti la sindrome di Sinding-Larsen-Johansson colpisce principalmente i giovani di età compresa tra i 10 ed i 14 anni che praticano sport (in particolare attività agonistica) che richiedono salti o corsa: quando le gambe del bambino iniziano a raddrizzarsi, il muscolo quadricipite tende il tendine rotuleo sollecitando la piastra di crescita, nella parte inferiore della rotula; se sono presenti contrazioni ripetitive e forzate del muscolo quadricipite che inducono una notevole tensione sul tendine rotuleo si determinano lesioni della cartilagine di accrescimento, soprattutto alla presenza di cofattori quali la presenza di traumi diretti sul polo inferiore della rotula, la iperlassità legamentosa o un alterato tracking rotuleo.
Se il bambino soggetto ad una crescita rapida, man mano che le ossa crescono, i muscoli e i tendini possono allungarsi: se la crescita muscolare non tiene il passo dell’allungamento dell’osso del femore, la tensione sul tendine rotuleo e sulla piastra di crescita aumenta.
prevenzione e trattamento
Come molte altre patologie da overuse, ache la osteocondrosi del polo inferiore della rotula può essere considerata, in un certo senso, l’esito di uno squilibrio posturale e della presenza di tensioni eccessive (o incongrue) tensioni a livello del ginocchio, durante la fase di accrescimento: per quanto, spesso, le manifestazioni cliniche acute si risolvano spontaneamente nel tempo, la sintomatologia e l’algia possono dimostrarsi limitanti o, addirittura invalidanti; inoltre, anche se il problema locale sembra risolversi con la crescita, è possibile che esitino squilibri a carico del ginocchio o che le eventuali posture antalgiche che si sono generate durante la fase acuta possano influenzare la postura ed il rachide, causando problemi apparentemente non correlati.
La tendenza attuale ad avviare anche bambini e ragazzi giovanissimi all’attività sportiva agonistica, soprattutto in presenza di carichi di lavoro eccessivi o incongrui negli allenamenti, può essere considerato un fattore facilitante, soprattutto quando non venga posta una sufficiente attenzione a mantenere la muscolatura in uno stato di rilassamento: spesso, nel corso della preparazione atletica, si pone una eccessiva enfasi sull’idea di potenziamento muscolare sottoponendo le entesi a trazioni che, soprattutto alla presenza di un osso in crescita, posso portare ad alterazioni del complesso osteo-artro-mio fasciale.
Il lavoro muscolare eccessivo e, soprattutto, basato sulla ricerca della forza e della potenza, induce spesso uno strato di contrazione tonica che riduce la capacità dei muscoli di ripartire la tensione nel sistema osteo-artro-mio fasciale che, grazie alla tensegrità del sistema stesso, sarebbe in grado di ripartire i vettori causati dai carichi di lavoro in modo equilibrato e dinamico, riducendo il rischio di traumi: viceversa l’irrigidimento dovuto alla tensione muscolare continuativa diviene un elemento in grado di “scaricare” gran parte dell’energia coinvolta sulle inserzioni muscolari che, una volta esaurita la capacità di fungere da shock absorber e la possibilità di sottostare a deformazioni elastiche, da un lato subiranno possibili deformazioni plastiche e microlesioni, dall’altra andranno ad impattare sulle strutture ossee generando micro-avulsioni tendinee e/o danni all’area inserzionale dell’osso.
L’utilizzo di discipline olistiche quali la Kinesiopatia®, la Kinesiologia Transazionale®, l’Oltrelostress Coaching® offre molteplici possibilità di intervento, sia per quanto riguarda la prevenzione, sia per quanto riguarda il trattamento sintomatologico e/o gli esiti derivanti dal manifestarsi del problema: l’attenzione posta dal professionista del ben-essere specializzato in Kinesiopatia® alla postura ed all’habitus usuale, sia nella statica che nell’azione dinamica, permette di valutare la presenza di squilibri delle catene cinematiche che possono portare a “scaricare” sul ginocchio le tensioni accumulate nel sistema osteo-artro-mio fasciale, ed in particolar modo sull’inserzione tendinea del muscolo quadricipite, che deve essere considerata un terminale della catena cinematica.
La rigidità del rachide, sia nel tratto cervicale sia in quello lombare, limitazioni nella mobilità del bacino e fissazioni delle articolazioni sacro-iliache (spesso con il coinvolgimento del muscolo ileo-psoas e della cuffia dei rotatori dell’anca), impedimenti alla motilità ed al R.O.M. delle caviglie sono solo alcuni dei problemi che possono causare squilibri e disfunzioni a livello del ginocchio: l’utilizzo dei test muscolari della Kinesiologia Transazionale® permette non solo di identificare eventuali “debolezze” muscolari o alterazioni nelle risposte dinamiche alle sollecitazioni delle catene cinematiche, ma consente di rilevare (e correggere) la presenza di reattività muscolari, responsabili dell’uso incongruo della muscolatura sotto stress.
Le tecniche di riprogrammazione neuro-mio-fasciale utilizzate nell’Oltrelostress Coaching® offrono l’opportunità di ampliare la capacità di risposta elastica della muscolatura, aumentando la capienza e l’efficienza del sistema corporeo nei confronti degli stressor e delle sollecitazioni cui viene sottoposto: questo risultato offre l’opportunità, al contempo, di incrementare la performance atletica massimale e minimizzare i possibili danni strutturali.
Anche il Cranio-Sacral Repatterning® può rivelarsi un utile strumento di intervento, soprattutto nella fase acuta, quando il dolore può essere invalidante: la presenza di tensioni fasciali, spesso sottovalutate, può essere affrontata tramite tecniche di unwinding in grado di neutralizzare la presenza di vettori distorsivi che, permanendo nel sistema, agiscono da spina irritativa o co-fattore nel mantenimento dello squilibrio a livello delle entesi coinvolte dal processo flogistico.
« Indice del Glossario