ultimo aggiornamento: 30 Settembre 2022 alle 23:33
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R-Complex: l’istinto di sopravvivenza
Il Cervello Rettiliano incarna un elemento cardinale del sistema nervoso: essendo costituito dalla parte superiore del midollo spinale, da buona parte del sistema reticolare (sistema reticolo attivatore), da parti del mesencefalo, dal diencefalo, dai nuclei della base e da strutture definite come appartenenti al corpo striato, rappresenta la parte più antica del cervello; può essere considerato responsabile delle risposte primitive di reazione, legate all’aggressività, alla sopraffazione dell’antagonista, anche in forma violenta, ed alle pulsioni distruttive o auto-distruttive, manifestando, da un punto di vista comportamentale, una preferenza per la routine, per le risposte stereotipate basate sull’esperienza o per le azioni rituali.
Questa parte del cervello, oltre a regolare le funzioni vitali primarie, determina le risposte definite “istintuali”, legate cioè alla sopravvivenza dell’individuo e della specie: il suo ruolo è fondamentale per le forme di comportamento basate su modelli genetici, quali la scelta del luogo dove abitare, il prendere possesso e difendere il territorio, l’impegnarsi in vari tipi di parata (comportamenti dimostrativi) finalizzati alla creazione di gerarchie sociali o alla seduzione rivolti all’accoppiamento ed alla procreazione. Il repertorio comportamentale rettiliano è principalmente organizzato negli schemi di azione che permettono l’attività di predazione, territorialità e esplorazione: queste reazioni comportamentali sono fisse ed automatiche, in quanto, una volta innescate dallo stimolo, tendono ad essere portate a termine; in pratica vengono condotte, con ridotta attitudine alla modulazione o all’arresto, fino all’obiettivo prefissato, segnalando la loro stretta dipendenza da una catena di riflessi condizionati.
Si può dire che il cervello rettiliano programmi comportamenti stereotipati secondo le istruzioni derivate dall’apprendimento ancestrale e da memorie arcaiche; si ha l’impressione che non riesca a staccarsi dalle situazioni ed eventi che precedono la reazione, in una consecutio logica e sequenziale: il meccanismo azione-reazione diviene una risposta automatica imprescindibile.
L’R-complex ha la capacità di fissare rapporti fra i fenomeni secondo una logica temporale ma non razionale (facoltà tipica del cervello neo-mammaliano), del tipo “post hoc, propter hoc”, locuzione latina che significa letteralmente “dopo di questo, quindi a causa di questo”: in pratica una volta che si verifica un evento scatenante, la risposta che viene messa in atto è una risposta direttamente dipendente da quanto accaduto in precedenza, secondo un rapporto di causa-effetto che segue una logica reattiva ed esula dalla capacità di analisi razionale ed oggettiva dei contesti.
Questo modo di agire porta a sviluppare abitudini derivanti da contesti precedenti ed in conformità con contegni pregressi, ovvero già utilizzate in passato, attuando prassi di comportamenti “consuete”; dal punto di vista della condotta soggettiva, evidenzia la tendenza a seguire percorsi tortuosi, ma già sperimentati, o ad agire secondo un qualche programma reiterativo, consolidando abitudini dotate di valore ai fini della sopravvivenza.
Possiamo definire questi comportamenti caratterizzati da forme di “coazione a ripetere”, come espressione di imprinting ancestrali, derivanti dalle esperienze personali, familiari o tribali: i rituali cerimoniali sono, in un certo senso, l’istituzionalizzazione del condizionamento dell’uomo esercitato dalla storia individuale o sociale. L’ecologia ci aiuta a comprendere meglio il concetto di reiterazione rituale legato all’esperienza: un esempio è ben illustrato dal caso della tartaruga di mare che ogni anno ritorna nello stesso luogo per deporre le uova o dalla tendenza dei rettili a ritornare nel luogo in cui vivono; possiamo ritrovare gestualità o abitudini simili anche nell’uomo.
Il cervello rettiliano non può imparare e ripete quello che sa fare in modo innato o istintuale; un impulso rettiliano (e quindi istintivo) influenza il pensiero razionale, mentre il pensiero razionale può solo controllare o condizionare l’istinto, ma non modificare una risposta istintuale.
Le attività dipendenti dal cervello rettiliano, sono cicliche, essendo legate alla sintonizzazione con i bisogni alimentari e sessuali: inoltre risentono dei cicli ecologici connessi ai ritmi circadiani, mensili, stagionali della natura. In questa interazione ricorrente, il tipo di memoria necessaria e sufficiente per sostenere una relazione percettiva col mondo esterno è quella procedurale, cioè la capacità di ricordare schemi di azione necessari per soddisfare i bisogni dell’organismo.
Le pulsioni rettiliane sono essenzialmente mangiare quando abbiamo fame, dormire quando abbiamo sonno, ricercare partner sessuali per soddisfare il desiderio/piacere che sottostà alla spinta riproduttiva, controllare lo spazio “sicuro”, il proprio territorio. Le emozioni sono primitive e sostengono l’autoconservazione e la sopravvivenza: paura e rabbia sono le principali molle che sostengono l’azione reattiva, che innescano manifestazioni di aggressività ed egotismo, associati, talvolta, a fenomeni di spersonalizzazione (alienazione), distorsione della percezione, reazioni fobiche e superstizione che hanno, in ultima istanza, lo scopo di mantenere il benessere, la sopravvivenza, la riproduzione e la sicurezza personale.
Le modalità di azione si risolvono nel mantenimento di una fisiologia ottimale, attraverso il controllo elementare della circolazione sanguigna e della respirazione, del ciclo sonno/veglia; e della risposta muscolare per interagire con il mondo esterno.
In pratica, nonostante i contributi da parte del sistema limbico e della neo-cortex, il cervello rettiliano è quello che, alla fine, delibera e attua le soluzioni, decreta l’azione, basando le proprie scelte su coppie di opzioni antitetiche; il contrasto (bianco/nero, tutto/nulla, scelta/non scelta), consente procedimenti elementari e sicuri per il processo decisionale, in quanto le opzioni contrapposte permettono di optare per una alternativa in modo sicuro, velocemente, abbassando o azzerando il rischio, senza paragoni o confronti che possono ingenerare confusione e portare l’individuo ad uno stato di attesa che lo induce a procrastinare la decisione o, al limite, a non prenderla, paralizzandolo in uno stato di stallo.
La sicurezza passa attraverso la ricerca di contesti noti, che non costringano il sistema nervoso a confronti con esperienze inaspettate o informazioni eccessive: ciò che è noto, “domestico”, immediatamente disponibile e fruibile, identificabile e soprattutto tangibile e concreto, è privo di potenziali pericoli e non necessita elaborazioni. Interpretazioni complesse, che possono divenire di difficile comprensione, che richiedano la necessità di articolare il pensiero in “inutili” sfumature, che creino dubbi o esigano sforzi; manifestazioni confusionario, il disordine, la mancanza di logica e direttive gerarchiche sono un rischio a cui si deve preferire idee tangibili, semplici e chiare. Ciò che diviene rilevante è la situazione di partenza e l’esito finale, non il modo in cui viene raggiunto: è il risultato che focalizza l’attenzione e rimane in memoria, in particolare se il tutto può essere sintetizzato in un’immagine esplicativa che possa evocare facilmente le nostre reazioni.
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