Il “Cervello Trino”
ed il sistema
neuro-vascolare

ultimo aggiornamento: 30 Settembre 2022 alle 23:33

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Il Cervello Paleo-Mammaliano, o Sistema Limbico, è un’evoluzione del sistema nervoso primitivo, poiché permette agli animali, che ne dispongono, mezzi migliori per affrontare l’ambiente; in pratica esprime la capacità di adattamento primario all’ecosistema, attraverso l’integrazione delle percezioni olfattive e le emozioni basilari che determinano i comportamenti individuali.

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È grazie al Sistema Limbico che si sviluppa la memoria a breve, l’autocoscienza e l’integrazione fra il sistema nervoso autonomo-vegetativo e quello neuro-endocrino.

Attraverso le vie dopaminergiche mesencefaliche è correlato ai fenomeni di gratificazione (quindi risente dell’effetto di certe droghe, che agiscono sui recettori degli oppioidi endogeni, abbondanti in queste strutture cerebrali). Le vie noradrenergiche limbiche sono responsabili degli attacchi di panico, ansia, paura di morire, senso di soffocamento e de-realizzazione, tutti sintomi che si rinvengono nelle crisi epilettiche della corteccia limbica, così come i circuiti limbico-frontali sono coinvolti nei meccanismi di presa di decisione in base a reazioni emozionali.

Le fibre colinergiche limbiche sono fondamentali per il mantenimento della memoria e le lesioni di tali nuclei portano a disturbi della stessa, come nelle demenze, mentre la degenerazione dei circuiti cortico-striato-talamici è associata all’insorgere di sindromi schizofreniche.

La complessità di queste connessioni lo pone al centro del Sistema Nervoso, consacrandolo a essere l’interfaccia fra la parte primordiale del nostro essere e la parte evoluta: agisce come regolatore dell’R-Complex, attraverso stimoli di natura inibitoria, mentre gestisce le informazioni che vengono inviate al Neo-Cervello.

Il Cervello Neo-Mammaliano è ciò che ci dà la nostra peculiare qualità umana: cioè la capacità di capire, comprendere, imparare e apprendere, ricordare, comunicare, creare; serve ad elaborare idee nuove, soluzioni intelligenti e creatività. È questo il cervello propriamente “umano”, mentre gli altri due sono definiti, da Paul Donald MacLean, cervelli “animali”. La Neo-Cortex è la sede del linguaggio ed è coinvolta nella gestione dei comportamenti che permettono ad una persona di affrontare situazioni nuove ed inaspettate, oltre alla facoltà di proiettare il pensiero verso il futuro, analizzando le situazioni del presente o del passato. La specie umana deve il pensiero cosciente alla Neo-Corteccia: è la sede dell’autocoscienza, delle concezioni dello spazio e del tempo, delle connessioni di causalità e di costanza.

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L’attività del cervello Neo-Mammaliano è costantemente assistita e influenzata dal Sistema Limbico e dall’R-complex, in quanto i tre tipi di cervello non sono in alcun senso separati e non agiscono come entità autonome, anche se sono capaci di funzionare in qualche modo indipendentemente. L’interazione fra la componente vascolare, quella ormonale e quella nervosa è un elemento importante per comprendere come, a livello cerebrale, si possano modificare le relazioni fra i tre tipi di cervello.

In situazioni in cui percepiamo una “minaccia alla nostra sopravvivenza”, sia che ciò avvenga coscientemente o in assenza di consapevolezza, l’attivazione della componente “animale” che è in noi, porta a favorire lo shifting (spostamento) del sangue da distretti non immediatamente coinvolti nel processo di risposta allo stress, cioè dalle aree neommaliane, a quelle paleomammaliane o, addirittura, archeoencefaliche, innescando reazioni “primitive” cioè automatiche, “intuitive” e rapide, risposte che spesso classifichiamo come “istintive”.

In questo modo una parte del sangue viene dirottato dalla corteccia (Neo-Encefalo) a parti maggiormente “caudali” e “arcaiche”, coinvolte nella attivazione delle risposte di rabbia-paura-violenza con la conseguente “anestetizzazione” della parte che favorisce emozioni coinvolgenti quali amore-piacere: in questo modo il sistema nervoso si mantiene vigile ed in allarme, pronto a reagire agli eventuali pericoli mentre il predominio di emozioni gratificanti o rilassanti, all’opposto, indurrebbe l’organismo ad uscire dallo stato di difesa.

Questo spostamento della distribuzione sanguigna induce un passaggio alla reazione difensiva, dominata da risposte istintuali e legate a stereotipi (in cui ci rifugiamo per proteggerci), a scapito della capacità di pensare razionalmente, di contestualizzare i problemi ed esperire vie alternative o cogliere nuove opportunità: in estrema sintesi siamo “incapacitati” a rimanere nel presente, nel qui e ora, a vantaggio dei comportamenti appresi.

Come abbiamo già accennato il Sistema Limbico (ed in particolare il Complesso Ipotalamico) interviene in tutte le risposte istintive quali fame, sete, gioia, punizione, sesso, sopravvivenza ed altre ancora, ma controlla anche i Sistemi Parasimpatico ed Ortosimpatico, che a loro volta controllano il sistema cardiocircolatorio: la modificazione dei flussi circolatori dipende prevalentemente dalla attivazione dell’Ortosimpatico con la conseguente inibizione del Parasimpatico.

In situazioni che richiedono una pronta risposta finalizzata alla sopravvivenze o all’evitare pericoli o dolore, la corteccia cerebrale, pur potendo intervenire con un messaggio di controllo sull’Ipotalamo, “delega” il controllo a quest’ultimo; la conseguenza che ne deriva è che l’individuo è indotto ad agire secondo modelli acquisiti e consolidati, cioè a schemi che si sono rivelati vincenti per la sopravvivenza nelle precedenti esperienze.

Il Sistema Nervoso, in pratica, in questi contesti, dedica la maggior parte del tempo ad elaborare strategie difensive in risposta a ipotetici “aggressori”, reali o presunti, basandosi sull’esperienze che nel passato gli hanno permesso di “salvarsi” dagli eventi negativi che la vita ha “gettato sul suo cammino”; come conseguenza, rimanendo imprigionati in meccanismi di sopraffazione da parte dello stress, l’individuo agisce sotto il dominio “paleomammaliano” o, addirittura, “rettiliano” ritrovandosi condizionato a vivere in uno stato continuo di “sopravvivenza” con reazioni del tipo lotta-fuga-inazione.

francesco gandolfi


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