ultimo aggiornamento: 27 Febbraio 2018 alle 19:38
Premessa
Possiamo definire il dolore come un’esperienza sensoriale percepita a livello del sistema nervoso centrale come un’emozione sgradevole o spiacevole: quando abbiamo la percezione o la sensazione che qualcosa comprometta la nostra “integrità” o quando subentra uno stato di sofferenza (non necessariamente fisica) esprimiamo il nostro malessere con questo termine. La capacità di sentire il dolore può essere indipendente dall’evento scatenante, in quanto può apparire aumentata (iperalgesia), ridotta (ipoalgesia), abolita (analgesia) a causa di vari fattori organici, chimici o per aspetti psicologici, stati ansiosi…
Infatti, per quanto esistano “nocicettori” (dal latino noxa = danno), cioè terminazioni nervose in grado di segnalare al Sistema Nervoso Centrale un danno nei tessuti, quello che comunemente definiamo dolore è il risultato della sommatoria delle informazioni che il cervello riceve dalla periferia con aspetti prettamente encefalici e dipendenti dall’elaborazione dei messaggi provenienti dal corpo: quando queste superano una certa soglia (che dipende da molteplici fattori) scatta la percezione “psicologica” di sofferenza.
Tipicamente, il dolore “fisiologico” (o nocicettivo) è il risultato dell’attivazione massiccia di recettori periferici causata da stimoli di natura meccanica, chimica o termica: una pressione meccanica eccessiva a livello del corpo o delle articolazioni, lo stiramento di un muscolo, la lesione di un tessuto da parte di sostanze acide o alcaline, Ia presenza di temperature tali da favorire ustioni o congelamento, sono esempi di questa “reattività fisiologica” per prevenire potenziali danni. Compito del dolore fisiologico è quello di proteggere il nostro organismo da eventi pericolosi per la salute o per il mantenimento della vita.
È evidente che il dolore acuto ha una funzione difensiva: evita nuovi stimoli su una parte lesa: è un sintomo di una ferita, di una lesione o di una degenerazione organica; quando un dolore acuto per lungo tempo rimane invariato e/o se le condizioni socio-psicologiche sono alterate, esso si trasforma in dolore cronico.
Le spiegazioni sulla causa del dolore, da un punto di vista neurologico e fisiologico, sono in realtà abbastanza controverse e contraddittorie e spesso non convincono soprattutto se si osservano i “fenomeni anomali”: fachiri che effettivamente siedono sui chiodi, persone che camminano sul fuoco, popolazioni quali quella degli indiani d’America che si sottoponevano a riti che oggi ci farebbero inorridire, ma anche, per rimanere più vicini alle nostre esperienze, donne che partoriscono senza dolore o persone che si sottopongono a piccoli interventi utilizzando l’ipnosi al posto dell’anestesia. L’aspetto mentale assume, senza dubbio, un ruolo importante nella patogenesi del dolore: si potrebbe affermare che il dolore non esiste e che quello che percepiamo non è altro che l’interpretazione “emotiva” degli stimoli che riceve il nostro cervello.
Il “sistema dolore” può cambiare le sue risposte caratteristiche quando uno stimolo nocicettivo viene mantenuto per lungo tempo con sufficiente intensità. In questo caso la plasticità del sistema nervoso produrrà una nuova capacità di elaborazione della percezione del dolore a parità di altre condizioni. Fenomeni tipici che esprimono questa nuova condizione sono la sensibilizzazione periferica e centrale, quindi un aumento dell’eccitabilità neuronale.
Meccanismi di sensibilizzazione periferica e centrale alterano i meccanismi percettivi, creando una condizione percettiva “differente”, tale che alcuni bassi stimoli algici vengano interpretati come dolorosi (iperalgesia), oppure stimoli normalmente non dolorosi vengono interpretati come dolorosi (allodinia). Queste condizioni spesso impediscono una vita normale, in quanto è sufficiente il lieve sfregare degli indumenti sulla pelle per scatenare intense crisi algiche.
L’importanza biologica della percezione del dolore rende comprensibile il motivo per cui, quando si attivano i nocicettori, l’organismo produce una serie di reazioni più ampie della semplice percezione del dolore. Generalmente al dolore acuto è associato un senso di ansia, risposte motorie riflesse ed automatiche che hanno come scopo quello di limitare il danno in atto o potenziale.
continua → neurofisiologa della nocicezione: Gate Control Theory (pagina 2)
risorse:
- Cranio-Sacral Repatterning®: prendersi cura …
- Cranio-Sacral Repatterning® (Terapia Cranio-Sacrale)
- Kinesiopatia® Osteopatica: una disciplina terapeutica
- Kinesiopatia® Osteopatica: l’arte del prendersi cura
- Oltrelostress® Coaching